Nord e Sud - anno XX - n. 164-165 - ago.-set. 1973

Giacon10 Corna Pellegrini ranti mediante un meccanismo politico-economico dì tipo para-coloniale 10 come nel caso del Regno d'Italia rispetto alla Francia napoleonica o in quello del Lombardo-Veneto rispetto all'Austria. Non si tratta ancora, comunque, d'una industria « autonoma » ma piuttosto di una attività « complementare » a quella agricola, esercitata in stretta simbiosi con la prima, talora dalle medesime maestranze 11 • Le fasi di liberalizzazione doganale (per esempio negli Stati Sardi durante il ventennio che precede l'Unità ovvero nei territori della Lega austro-estense-parmigiana 12 ) favoriscono concentrazioni industriali, suggerite da ragioni tecnico-organizzative e di mercato, coincidenti con addensamenti territoriali, seppure di scala soltanto regionale. Si ha qui un primo manifestarsi di squilibri a livello locale fra territori favoriti dalla presenza di importanti mercati d'acquisto (le città) o di risorse energetiche (le vallate alpine), ed altri territori (eminentemente agricoli e demograficamente sovrapopolati) esclusi da ogni attività trasformatrice 13• Allo stesso modo, dopo l'unificazione nazionale e un primo ventennio libero-scambista di scarso sviluppo economico e limitate novità localizzative (stante anche la difficoltà di comunicazioni tra le varie parti del Paese) si realizza una concentrazione territoriale degli apparati produttivi industriali questa volta a livello nazionale 14 • È la politica di difesa doganale degli anni '80 che catalizza questo fenomeno, accentuando uno squilibrio nazionale nella localizzazione industriale che resterà permanente nell'assetto geoeconomico italiano fino ai giorni no~tri 15 • Questa politica as10 Uso questo termine nel senso che, seppure a scala internazionale, gli attribuisce M. Fanno, La teoria economica della colonizzazione, Torino 1952, pp. 53 ss. 11 Nota, ad es., l'Ortolani che i tessitori lombardi dei primi anni dell'Ottocento spesso « non erano veri e propri operai dell'industria ma piuttosto dei contadini i quali si dedicavano saltuariamente all'attività tessile domestica nei periodi liberi dal lavoro dei campi » (M. Ortolani, Lombardia e Lancashire, Napoli 1953, p. 57). Lo conferma il Pracchi in specifico riferimento all'industria tessile briantea R. Pracchi, La Brianza e la collina comasca, in «Atti» del XIV Congresso Geografico Italiano, Como 1964, p. 30). 12 La Lega austro-estense parmigiana (operante dal 1853 al 1857) favorì in particolare la « produzione dei panni di lana, dei filati e dei tessili di cotone, delle manifatture seriche, dello zucchero raffinato, della carta» nel Milanese, raddoppiandone talora l'esportazione verso i Ducati, a danno delle manifatture di questi ultimi. La cessazione della Lega, peraltro di assai breve durata, riportò la situazione pressappoco allo stato precedente (G. Coppola, Le attività manifatturiere milanesi e la· Lega austro-estense-parmigiana, in « Economia e Storia», n. 1, 1968, pp. 93 e 96). 13 E. Passerin d'Entrèves, Gli aspetti storici degli squilibri regionali, in Cii squilibri regionali e l'articolazione dell'intervento pubblico (a cura del Centro Nazionale di Prevenzione e Difesa Sociale), Milano 1962, p. 265. · 14 S. Merli, Proletariato di fabbrica e capitalismi industriali. Il caso italiano: 1880-1900, Firenze 1972, pp. 31 ss.; 74 ss. lvi un circostanziato esame del ridursi del numero delle fabbriche e dell'ampliarsi di quelle maggiori nel periodo considerato. 15 La politica doganale può dunque, essere interpretata come il « fattore decisivo» (U. Toschi, Geografia economica, cit.,. p. 282), per l'Italia, di quel processo di 184 BibliotecaGino Bianco

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