Nord e Sud - anno XX - n. 164-165 - ago.-set. 1973

Federico Tortorelli grande g101a dei costruttori edili. Egli trovò dinanzi a sé un Piano Regolatore elaborato dopo la guerra, il cui principio fondamentale consisteva nell'agevolare lo scorrimento attraverso la città mediante l'apertura di nuove strade, una strada est-ovest, a servizio del porto (la via Marittima) e una lunga strada nord-sud, da Capodimonte alla Riviera di Chiaia, detta anche « parallela a Toledo ». Lo ritirò perché « l'amministrazione del tempo aveva voluto evitare l'ostacolo determinato dalle norme di piano per poter disporre liberamente degli interventi pubblici e privati nel settore dell'edilizia; essa era consapevole che soltanto laddove esiste una diffusa confusione di norme le amministrazioni sono facilitate nell'elargire favori e nel negare diritti traendone un tornaconto diretto o indiretto» 10 • Con le costruzioni a ruota libera sorsero quartieri congestionati. Nel nuovo Rione Carità, secondo l'espressione di Roberto Pane 1 ", « le strade non sono presenti come tali, ma solo come spazi residui della lottizzazione »; esse sono « parcheggi ed angoli morti nei quali non trova alcuna continuità in quel movimento di pubblico che caratterizza da secoli la vicina Via Roma». Fu eretto il grattacielo della Cattolica, alto circa 100 metri (la cui parte sommitale, nonostante una sentenza del Consiglio di Stato, non è mai stata abbattuta). Le case si arrampicarono su per la collina, verso il Vomero, i Camaldoli, Capodimonte, distruggendo il verde residuo. Le costruzioni edilizie non ebbero solo conseguenze di carattere urbanistico, ebbero anche l'effetto di rastrellàre tutti i capitali disponibili a Napoli, distogliendoli da investimenti più produttivi soprattutto nell'industria. Si creò, quindi, una potente quanto effimera classe di costruttori, laddove Napoli ha bisogno per il suo decollo di imprenditori industriali. Anche a Napoli gli anni tra il 1950 e il 1960 furono anni del miracolo e della ricchezza facile; ma se al Nord si ebbero Borghi e l'Alfa Romeo, la Fiat e Zanussi, qui a Napoli si ebbero gli speculatori e i « rentiers ». Il 13 febbraio 1958 l'am1ninistrazione laurina, gravata da un deficit di bilancio di 24 miliardi di lire e con un totale di debiti (esclusi i soldi già spesi della legge speciale del 1953) ammontante a più di 100 miliardi di lire, fu sciolta; e si aprì fino al 1962 l'era dei commissari. La gente si era resa conto che neppure Lauro sarebbe riuscito a risolvere i problemi di Napoli e cominciò ad allon~ tanarsi da lui. Ivla non fu solo il fallimento amministrativo a sconfiggerlo: vi è una ragione più profonda. Napoli mirava ad una fase dii intensi cambiamenti. Si pensava che fosse venuta l'ora di realizzare, 16 Cfr. Cocchia C., L'edilizia a Napoli dal 1918 al 1958, Napoli 1965, pg. 182. 11 Cfr. Pane R., I fasti del Viceregno, ne « Il Mondo» del 5 aprile 1955. 146 BibliotecaGino Bianco

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