L'antistoricismo degli anni settanta Questo discorso, come si diceva, è del 1930: sono quindi passati più di quarant'anni da quando fu pronunziato per la prima volta, ma non si può certo dire che sia invecchiato. Se l'avvenire politico dell'Europa è nuovamente minacciato, se oscure forze premono per schiacciare quella libertà duramente pagata; se ideologie reazionarie maturano nell'ombra, 1nentre lo pseudo progressismo neogiacobino o neofuturista respinge, irridendolo, tutto il passato, promettendo (o minacciando) l'ultima apocalisse dalla quale uscirà il secondo Adamo, l'uomo nuovo; se tutto ciò vediamo ogni giorno sotto i nostri occhi, non sarà forse per una semplice coincidenza se esso avviene mentre la cultura europea si va sempre più decisamente orientando in chiave antistoricistica. La prova di questo non intendiamo neppure fornirla noi: essa ci viene da una fonte che, da un certo punto di vista, potremmo definire insospettabile, cioè da Jean-Paul Sartre. Già nel 1966, intervistato in occasione della pubblicazione di un fascicolo speciale, interamente dedicato a lui, della rivista L'Arc, il filosofo francese, commentando le nuove tendenze culturali in atto, rilevava come queste ultime avessero per meta quella di dimostrare « l'impossibilité d'une riflexion historique », contribuendo efficacemente « au discrédit actuel de l'histoire »: e concludeva che nell'attuale momento della filosofia contemporanea « il s'agit toujours de· penser pour ou contre l'histoire », collocandosi ovviamente dalla parte di coloro che credono ancora in essa. Non vogliamo naturalmente entrare qui nel merito del discorso di Sartre, né discutere la sua affermazione, del resto abbastanza peregrina, secondo la quale « derrière l'histoire [ ...] c' est le marxisme qui est visé », poiché il pensiero borghese, impossibilitato a « dépasser >~ il marxismo, mirerebbe a sopprimerlo attraverso l'antistoricismo; né, tanto meno, vogliamo paragonare la rivendicazione da lui fatta del proprio « historicismo », contro certe tendenze della filosofia contemporanea, a quella che Croce faceva nel 1930: vogliamo sol':' tanto prendere atto di una denunzia che l'autorevolezza della fonte da cui proviene non consente di revocare facilmente in dubbio e che conferma come ancora una volta la crisi politica dell'Europa occidentale sia accompagnata dal risorgere nel seno della sua cultura di nuove forme di antistoricismo. Se nel discorso di Croce i teorici dell'antistoricismo dei primi decenni del secolo non erano mai direttamente nominati, in quello di Sartre essi invece. sono indicati con il loro nome: primo fra tutti quel Miche! Foucault, il quale aveva allora pubblicato da poco il suo opus majus, cioè Les mots et les choses che, attra11 Bib.lioteca Gino Bianco
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