Caterina De Caprio apprensione » e si ostina a vedere « le cose intere e -indistruttibili » 23 • La dimezzazione può allora divenire la spietata prova da superare per raggiungere una nuova integrità intellettuale, un modo per fissare gli errori cui conduce la ragione usata contro natura; pagati dall'uomo a caro prezzo, così come ancora Calvino vuol dimostrare con Il cavaliere inesistente (1959), negando addirittura l'esistenza fisica all'uomo schiavo di una « razionalità strumentale». Natura e ragione sono pertanto sempre da lui considerati come gli inalienabili segni distintivi dell'uomo: e sempre suggerisce o sottintende che il progresso della civiltà si affidato al loro positivo incontro, al reale rispetto dell'uno come dell'altra. Non può stupire perciò che la più insanabile crisi dell'uomo abbia per scenario con la città arborea di Cosimo, ma quella delle colate di cemento, degli interessi e dei subdoli ed ambigui rapporti umani entro cui si muove Quinto Anfossi, il protagonista della Speculazione edilizia. E se nella favola il personaggio rivelava se stesso attraverso le azioni, qui sono in primo piano gli stati d'animo, i pensieri, le giustificazioni di un uomo sempre in contraddizione con se stesso. Ed anzi il racconto finisce per risolversi. spesso in monologo interiore, lasciando che la fisionomia del personaggio scaturisca nella sua ambiguità dalle parole con cui egli rinnega l'impegno passato ( è un ex comunista) ed accetta la posizione di compromesso attuale, tentando di mostrarla a sé stesso giusta, valida; ma soprattutto « razionale» 24 • Si noti anzi come dalla Speculaùone edilizia in poi il tema della città accompagni costantemente quello di un'umanità mortificata nella sua dignità e costretta, in un mando ormai totalmente meccanizzato, a rinunciare alla interiorità per il « cromato», divenendo così prigioniera di un n1eccanismo apparentemente « logico ». Le apocalittiche profezie di sociologhi sembrano incontrarsi con le previsioni di urbanisti contemporanei convinti sosteni tori della disumana condizione urbana, ora al limite della follia, ora a quello dell'autodistruzione. Calvino sembra ricordarle tutte, quando, assai prima dell'odierna « moda ecologica » comprende che lo scandalo della soci tà culmina nella natura, che l'una e l'altra sono due aspetti dello stesso problema e rimandano perciò alle medesime responsabilità politiche. Basta pensare, poniamo, all'ideale dell'uomo « polivalente» dell'umanesimo socialista e ins,ieme ai progetti di fusione città23 Che il Visconte dimezzato 11011 fosse pretesto per una evasione si rese conto F. Fortini nel recensire il libro: « Dar nome ai gatti, scherzare, correr dietro ai ghiribizzi è davver dura faccenda; ma delle più serie che uomini seri possan tentare di fare in tempi tragici » (F. Fortini, Un racconto di Calvino: Il Visconte dimezzato, in « Comunità », giugno 1952). 24 (I compagni di lotta dell'immediato ieri) « Erano brava gente, amica, senza diffidenza; ma Quinto non aveva desiderio di sentirsi tra amici, al contrario il vero senso dei tempi era nello stare sul chi vive, con la pistola puntata come - appunto - tra uomini d'affari, proprietari avveduti, imprenditori» (I. Calvino, La speculazione edilizia, Torino 1963, p. 32). 124 BibliotecaGino Bianco
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