Ezio Lucchetti gli incrementi se rapportati alle industrie di maggiore dimensione; i complessi con oltre 100 addetti sono passati dai 6, con 1.000 addetti complessivi, del 1961, ai 24 con poco più di 5.000 occupati del 1961, ai 65 attuali che impiegano oltre 18.000 addetti. Si è trattato di una vera e propria « esplosione » industriale, verificatasi in seguito a decisioni « spontanee » di insediamento di una serie di iniziative di piccole e medie dhnensioni, articolate in tutti i rami produttivi manifatturieri. Nessuna decisione di investimento è stata imposta dall'Organo politico, nessuna industria di Stato è stata localizzata in Provincia, nessuna opera pubblica di particolare rilievo è stata realizzata per attrarre o fare da supporto alla nascente struttura industriale (basta pensare che la maggiore infrastruttura finora realizzata resta il sistema stradale longitudinale « Pontina-Mediana-Flacca »). Ma, proprio perché nato da precise convenienze d'insediamento, il giovane apparato industriale pontino - pur tra di:flìcoltà e disavventure - ha potuto consolidarsi e qualificarsi, sia come dimensioni aziendali, sia come livello tecnico, sia come specializzazioni produttive. Nello stesso tempo, l'espansione industriale non è restata un episodio fine a se stesso ed avulso dall'ambiente socio-economico locale, ma è stato recepito sia a livello culturale che a livello di strutture produttive contribuendo a determjnare una confortante propensione all'imprenditorialità ed una notevole qualificazione della manodopera (soprattutto se viene rapportata alla carenza de11e strutture di formazione), e creando così le basi per i rapidi progressi che· si sono registrati negli altri settori produttivi dall'agricoltura al turismo, alle attività commerciali. Eppure, l'accusa più frequente rivolta al processo di espansione provinciale (oltre a quella generica di «avere ormai troppe industrie») è stata per anni di rappresentare un fenomeno artificiale, improvvisato, gonfiato da avventurieri tesi solo ad appropriarsi dei contributi statali ecc .. In effetti, carenze e squilibri si sono registrati nell'ambito di un processo di crescita così massiccio ed improvviso; ma essi, più che da disfunzioni interne all'apparato industriale, sono derivati dal modo in cui le unità produttive hanno utilizzato il territorio provinciale e le sue risorse, in mancanza di una chiara visione programmatica. Riguardano, essi, infatti, soprattutto gli squilibri da un crescente addensamento delle nuove iniziative nei Con1uni più prossimi alla Capitale, onde una certa usura delle risorse naturali ed umane ivi disponibili e un depauperamento della fascia collinare e della bassa provincia, progressivamente rimaste ai margini del processo espansivo; riguardano il venir meno di quella funzione di « ponte » verso il Mezzogiorno che la conformazione fisica e le prime impostazioni programmatiche sembravano assegnare il O BibliotecaGino Bianco
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