. Giuseppe Giampaglia le previsioni ed altre variabili che, spedalmente negli ultimi tempi, hanno interessato, in misura crescente, gli studiosi dei partiti politici. Tentativo che, limitatamente agli aspetti del problema toccati dallo Sp,reafico nel suo volume, può dirsi in gran parte riuscito, n1a che pensiamo andava ulteriormente sviluppato. Per quanto riguarda i programmi, ad esempio, è mancata un'analisi « dinamica » nel tempo; un'indagine, cioè, che ponesse a confronto le proposte avanzate dai vari partiti in occasione di diverse elezioni politiche. Da tale accostamento, molto probabilmente, sa,rebbero scaturite considerazioni a tutti note: in breve, mancata realizzazione delle promesse fatte dai part1ti di governo ed evidenti esagerazioni azzardate da quelli di opposizione. Ma, se non altro, avren1mo ottenuto un quadro di riferimento generale che sarebbe stato molto utile, da una parte, per compiere una valutazione, per così dire, di « lungo periodo» dell'operato dei vari partiti; e, dall'altra, per a'Pprezz,are, in rapporto a ciascuna formazione politica e per tutto il periodo considerato, lo « scarto » tra buone (o cattive) intenzioni e realtà, tra realizzabile ed irrealizzabile, tra possibile e probabile. E, soprattutto, avremmo avuto modo di seguire, attraverso la differenziazione nel tempo dei programmi elettorali, l'evoluzione ideologico~politica che ha caratterizzato, a volta in misura non indifferente, tutti i partiti. Il secondo limite del volume, riguardante le rimanenti tre ricerche, si riferisce al particolare metodo usato dall'Autore, che è quello delle interviste dirette. Come è noto, vi è un'altra importante strategia che si potrebbe seguire per studiare il vasto campo del comportamento politico: quella, cosiddetta « ecologica», che mette in relazione i risultati elettorali di una determinata zona con le strutture sociali ed economichè della zona stessa. Entrambi i metodi hanno pregi e difetti. Il primo è certamente più accurato, il secondo ha il merito di aggirare l'ostacolo costituito dalla riluttanza dei soggetti intervistati, particolarmente accentuata quando si tratti di esprimere l'eventuale preferenza per partiti di tendenza estrema. E lo stesso Spreafico si rende conto di quest'ultima difficoltà quando è costretto, più volte, a considerare le reticenze come preferenze a favore del P.C.I. D'altra parte, non ci nascondiamo che stime effettuate senza interviste, anche se basate su elaborazioni matematiche abbastanza ardue, avrebbero potuto condurre a risultati forse più lontani dalla realtà. Siamo del parere, pertanto, che, in alcuni casi, un'integrazione dei due metodi avrebbe potuto dare risultati più rispondenti. Ma al di là di ogni altra considerazione di carattere metodologico, il libro dello Spreafico', nel suo complesso, sembra voler richiamare l'attenzione del lettore su un'esigenza fonda.mentale per un paese civile: quella di una « reale » partecipazione politica di base, possibile - crediamo - solo potenziando, in senso democratico, e rendendo più funzionali quelle istituzioni deputate alla formazione di una coscienza politica - « latu sensu » - nel cittadino. Prime, fra esse, la scuola, i partiti ed i sindacati, il cui ruolo assume sempre maggior rilevanza anche e soprattutto nella gestione di ogni e qualsiasi processo di sviluppo economico e sociale, che si ponga, tra i suoi obiettivi, il consegui122 BibiotecaGino Bianco
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