Nord e Sud - anno XX - n. 162 - giugno 1973

Giovanni Coda Nunziante chiede dalle regioni del sud uno sforzo di sintesi e. di coesione più serio di quello che viene richiesto alle stesse regioni del centro-nord. Credo che a questo più gravoso compito le regioni del Mezzogiorno non siano del tutto preparate, e che il nascondersi questa realtà costituirebbe una rinunzia della classe politica alle proprie responsabilità nei confronti di quello che ormai è stato riconosciuto essere uno degli obiettivi principali della programmazione. 4) Se la programmazione fallisce, se fa difetto l'iniziativa e la visione di lungo periodo nell'azione pubblica, e la politica economica italiana sarà messa sotto tutela dalla Comunità, si può anche facilmente prevedere che nel momento in cui sempre di più la società sta scoprendo che l'industrializzazione ed il consumismo non rappresentano la via obbligata per lo sviluppo, quest'ultimo sarà di più in più guidato dagli interessi industriali e consumistici, di casa nostra ed esteri. E l'agricoltura e la società rurale, di cui parleremo più in dettaglio domani, saranno sempre più spinte in posizioni del tutto marginali. Infatti, senza un indirizzo pubblico, il meccanismo ferreo della concorrenza troppo spesso si manifesta nella legge per la quale la moneta cattiva scaccia quella buona (o il vaso di coccio resta schiacciato fra quelli di ferro). Sì potrà sempre dimostrare che per combattere la concorrenza interna ed estera, per proteggere l'occupazione, per sopravvivere insomma, bisogna procedere per la strada fin qui seguita del consumismo privato. Ed in questo gioco persino i lavoratori si lasceranno più o meno coscientemente strumentalizzare.· Non può essere attribuito al caso il fatto che fin ora nella Comunità si siano fatti molti progressi nella politica di programmazione dell'agricoltura, ma si sia lasciata l'industria libera di procedere a modo suo. Se si continuerà a battere questa strada l'agricoltura non potrà che venire a rimorchio, in posizione di soggezione e con poca possibilità di reagire. Ciò potrà, nel tempo, avere effetti economici negativi, poiché sono convinto che il problema agricolo, ché ché se ne dica, è destinato a diventare sempre e.lipiù quello della fame nel mondo, e non quello delle eccedenze. Ma nel frattempo continueranno quei fenomeni di abbandono già oggi individuati, e che si spingeranno anche al di là di quello che la società avrebbe interesse che fosse preservato delle campagne e dell'ambiente rurale. Sarà un altro esempio di quella forza d'inerzia insita in certi fenomeni, e che solo una visione lungimirante può sperare di controbilanciare. Con questo accorato accenno al settore che mi è più vicino termino questa relazione sperando di aver sottoposto al convegno materiale sufficiente per la discussione. I-Io cercato di individuare alcuni grandi 114 BibliotecaGino Bianco

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