Autori vari riceveva così un nuovo colpo, e l'unificazione monetaria faceva un nuovo passo indietro. Nel dicembre del 1971, gh accordi di Washington realizzarono una sistemazione temporanea dei cambi. Il dollaro, dapprima inconvertibile solo in via di fatto, poi svincolato dall'obbligo di difendere il prezzo dell'oro, infine reso inconvertibile anche ufficialmente, poteva ormai essere trattato alla stregua di una valuta qualsiasi. Esso venne quindi svalu1 ato di quasi 1'8%, mentre si ebbe una rivalutazione del marco tedesco, e dello yen giapponese. Il sistema delle parità europee veniva ritoccato ancora una volta. Il sistema dei cambi rigidi restava in vita, ma la rigidità era palesemente divenuta assai labile. Nel corso del 1972, si ebbe una ripresa delle trattative per l'unificazione monetaria europea. Nell'aprile di quell'anno, i paesi europei, decisero di ridurre i margini di fluttuazione delle proprie monete al 2,5 % . Si stabilì inoltre che gli interventi di sostegno effettuati dalle singole autorità monetarie avrebbero dovuto essere effettuati in valute comunitarie, a meno che la fluttuazione non avesse raggiunto i limiti previsti dai regolamenti generali del Fondo monetario internazionale. Eventuali sbilanci temporanei sarebbero stati colmati mediante crediti reciproci. Tali crediti avrebbero dovuto essere regolati entro il mese successivo mediante pagamenti in oro e in dollari, in proporzione alle riserve possedute dal paese debitore. Queste misure rappresentavano un passo non indifferente verso l'unificazione monetaria, in quanto tendevano a sostituire valute comunitarie al dollaro come valuta di intervento, e quindi come valuta di riserva. Ma anche questa fase ebbe breve durata. Ai primi di febbraio del l973, ricominciò la speculazione contro il dollaro e a favore del marco tedesco. Sembrava che gli operatori dessero per scontato che la saldatura tra le valute comunitarie fosse solo apparente: se essa fosse stata interpretata come cosa seria, la speculazione contro il dollaro si sarebbe riversata indifferentemente a favore di tutte le monete europee. Viceversa, il marco tedesco continuava ad essere la valuta prediletta, il che dimostrava che gli accordi raggiunti pochi mesi prima non venivano interpretati come fondati né duraturi. Il 6 febbraio, l'ondata speculativa sui mercati finanziari tedeschi raggiunse un livello tale da giustificare la richiesta di una consultazione fra i paesi occidentali. Il vertice ebbe luogo a Parigi 1'11 febbraio. Vi presero parte gli Stati Uniti (che si erano premurati tre giorni prima di richiedere una rivalutazione dello yen); l'Italia non venne invitata. Come risultato delle consultazioni, il dollaro venne svalutato del 10%, la lira italiana e lo yen vennero resi fluttuanti. 42
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