Vittorio Barbati zizzania fra le altre parti 26 , o se era semplice1nente il frutto degli eterni ondeggiamenti di Mussolini. Sappiamo solo che la politica estera italiana di quegli anni fu particolarmente incoerente. Comunque, mentre ancora durava l'eco degli avvenimenti precedenti, alla fine di dicembre del 1936, i governi dell'Italia e della Gran Bretagna procedettero ad uno « scambio di note » per lo « status quo » del Mediterraneo occidentale. Qualche giorno dopo, e precisamente il 2 gennaio 1937, Ciano e Drummond sottoscrissero un accordo, divenuto noto come « Gentlemen's Agreement », per il mantenimento dello « status quo » in tutto il Mediterraneo 27 • Lo stesso giorno, altri 4.000 « volontari » italiani giungevano in Spagna. In questo quadro nacque l'« autarchia », con la quale il regime cercò di porre l'economia al servizio della politica estera. Questo argomento meriterebbe un lungo discorso che qui non può essere fatto. Limitandoci perciò alle considerazioni essenziali, dobbiamo notare, in primo luogo, che per l'Italia, paese povero di materie prime, l' « autarchia » non poteva significare autosufficienza. Poteva significare minore dipendenza dall'estero in alcuni settori solo a patto che il paese, in base ad una 26 Mussolini fece pervenire ad Hitler, per mezzo di Ciano, un « dossier» di Eden (che il ministro inglese aveva intitolato il « pericolo tedesco»), di cui era venuto in possesso sembra per mezzo di Grandi. Egli aveva già preannunciato l'invio di questo « dossier» a Frank, quando questi gli aveva fatto visita. Non sappiamo se questa mossa, decisa mentre erano in corso le trattative commerciali italo-inglesi, fu compiuta per evitare un possibile riavvicinamento anglo-tedesco (durante l'estate l'ex primo ministro britannico Lloyd George era stato ricevuto calorosamente a Berchtesgaden da Hitler, che probabilmente anche lui, prima di decidersi, stava sondando sia l'Italia che l'Inghilterra), o per altri motivi. 27 È difficile spiegare la genesi di questo accordo, nato, si può dire, dalle contraddizioni sommate della politica italiana e della politica inglese. Mussolini, probabilmente, si riprometteva di mantenersi aperta la «porta» britannica. Ma quali erano gli obiettivi della Gran Bretagna? In realtà, le impostazioni della politica britannica dopo la Conferenza di Montreux non appaiono del tutto chiare. Probabilmente - siamo nel campo delle ipotesi - l'equilibrio mediterraneo costituiva una delle maggiori preoccupazioni degli uomini dell'Ammiragliato, abituati per tradizione a ragionare in termini di « strategia per continenti». In questo quadro, l'appoggio, o almeno la neutralità, dell'Italia, che si avviava a divenire una vera potenza navale, dovevano apparire necessari ai responsabili delle politica navale britannica. Il dissidio Chamberlain-Eden (che avrebbe portato poi alle dimissioni di quest'u!timo) sulla condotta da adottare verso l'Italia si può anche spiegare, oltre che con le differenti vedute dei due statisti, con possibili pressioni dell'Ammirag~iato per un « modus vivendi» con l'Italia che, garantendo l'equilibrio mediterraneo, avrebbe consentito alla Royal Navy di dedicare maggiore attenzione, e maggiori forze, ad altri scacchieri, come l'Atlantico e l'Estremo Oriente, non meno vitali per l'Impero inglese. È il caso di notare che il « Gentlemen's Agreement » del 2 gennaio 1937 fu accolto con soddisfazione anche dal governo francese, che vedeva così cadere le sue preoccupazioni relative alla possibile cessione all'Italia di basi nel Marocco spagnolo. 108
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