, Recensioni del mese. Perché le comparazioni acqu1s1scano ancora maggiore prec 1s10ne sono quindi stati valorizzati alcuni istituti normativi quali il sistema pensionistico, le indennità di anzianità, le ferie, gli orari di lavoro, ecc. e, considerando poi che la retribuzione non può essere immutabile (ma va evidentemente a modificarsi nell'arco di tutta la vita di lavoro), sono state infine effettuate comparazioni dei livelli retributivi non soltanto all'inizio della carriera ma anche al traguardo dei diciotto anni di lavoro, che può essere un po' considerata come la tappa intermedia dell'intero iter lavorativo. Quali le considerazioni più vistose che scaturiscono da uno studio del genere? La prima, e sotto certi aspetti la più clamorosa, è quella che va ridimensionata la visione ottocentesca del grande capitale il quale sfrutta la classe operaia. Sia pur entro certi limiti, abbiamo invece una parte dei lavoratori che potremmo definire previlegiata i quali sfruttano un'altra parte più debole e indifesa. Si incrina quindi lo schema del padrone capitalista e dell'operaio o quello della « jet-society » e del cafone meridionale. Ci troviamo invece di fronte ad un tessuto sociale di ceti medi e popolari tutt'altro che omogeneo, all'interno del quale si manifestano diversi fenomeni di sperequazione e di diseguaglianza di trattamento economico. L'elemento che emerge con insistenza è che chi lavora di più e con maggior fatica finisce quasi sempre col venire pagato male ed essere collocato ai gradini più bassi della scala sociale. Tutto ciò può accadere perché le condizioni di vita delle varie categorie non sono dal punto di vista storico il frutto di una impostazione coerente ed armoniosa da parte di un sindacalismo illuminato, ma finiscono con l'esser.e la sola e semplice conseguenza della legge della giungla. Ciascuno arraffa quello che può in base a criteri puramente corporativi: i super-burocrati spingono lo Stato a raddoppiare i propri stipendi, i sindacati le aziende e la pubblica amministrazione, in una lotta in cui ciascuno va per suo conto, gli uni contro gli altri in una sorta di reazione a catena che finisce col coinvolgere pericolosam·en te il paese. In questo quadro abbastanza p·essimistico niente da meravigliarsi se Gorrieri citi come in provincia di Modena un primario, un aiuto e un assistente hanno guadagnato in un anno quanto 65 operai sono a mala pena riusciti a mettere insieme nello stesso periodo di tempo. Chi sono gli sfruttati e chi gli sfruttatori? Dai vari raffronti i gruppi sfruttati appaiono essere tre: alcune fasce sociali contrattualmente deboli (pensionati, disoccupati e lavoratori con elevati carichi di famiglia); contadini e operai del settore privato. Di contro le aree di privilegio sono costituite dagli iinpiegati e dai pub~ blici dipendenti. · Una affermazione del genere, soprattutto se enunciata in termini così drastici, non può non lasciare perplessi e occorre· quindi seguire un po' più dettagliatamente· l'autore nei suoi ragionamenti per convincersi delle tesi. In123
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