Pasquale Saraceno ficamente al Mezzogiorno non deve contrastare con la politica rneridionalista e, se possibile deve concorrervi. La nuova impostazione da noi data alla questione meridionale nei primi anni successivi alla fine del conflitto fu stimolata da due fatti: a) l'acquisizione della concezione keynesiana del modo di operare del meccanismo di mercato; b) una prima percezione della natura dei processi di sviluppo dei Paesi che, al tennine del secondo conflitto mondiale, non avevano ancora sperimentato il modo industriale di produzione, Paesi che dovevano poi costituire il cosiddetto terzo mondo. Si tratta di due fatti che riguardano situazioni del tutto diverse; il pensiero keynesiano si riferisce ai Paesi nei quali ha avuto luogo in passato una accumulazione di capitale sufficiente per dar lavoro a coloro che lo chiedono. Ci si persuase, dopo il Keynes, che i sistemi economici di tali Paesi sono inevitabilmente soggetti a volte a mancamenti, a volte a malsane eccitazioni; nei Paesi in questione, quindi, non solo si giustifica, ma si richiede un'azione pubblica che nel primo caso espanda la domanda, nel secondo la contenga; se tale azione viene svolta in modo efficace, tutta la forza di lavoro sarà pienamente e continuamente utilizzata in situazione di prezzi stabili e il mercato non mancherà di fornire agli operatori privati tutti gli stimoli necessari perché effettuino gli investimenti richiesti dall'ulteriore sviluppo del sistema. Del tutto differente è la situazione dei Paesi ove il capitale industriale formatosi in passato è insignificante rispetto alla forza di lavoro non richiesta da un razionale sfruttamento delle risorse naturali, agricole e minerarie; in tali Paesi un aumento della domanda non può suscitare aumento di attività produttiva e quindi ·di occupazione dato che non furono creati in passato posti di lavoro nei quali la forza non occupata possa trovare subito impiego. D'altra parte la creazione dei posti di lavoro, data la complessità delle moderne tecniche, l'entità dei capitali richiesti e la limitatezza della capacità di iniziativa esistente nelle zone in questione, può essere solo la conseguenza di una risoluta azione pubblica che valga a far creare e se occorre a creare i posti di lavoro occorrenti. Orbene nel nostro Paese queste due situazioni coesistono; le diverse esigenze di ciascuna di esse vanno quindi conciliate con una politica in virtù della quale : a) il processo di accumulazione di capitale sia orientato verso la creazione di posti di lavoro per i non occupati in via prioritaria rispetto all'aumento della produttività dei già occupati; b) si localizzino nel Mezzogiorno nella massima misura possibile i posti di lavoro che si vanno creando. 34
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