Nord e Sud - anno XX - n. 157 - gennaio 1973

Cronache parlamentari come 4 milioni e mezzo di ettari non coltivati o per i quali non c'è in questo momento la previsione di una soluzione che pure avrebbe dovuto esserci nel ca1npo dell'affitto. Ecco perché noi siamo stati duramente critici verso quella legge e lo siamo ancora per coloro i quali ritengono che là sia il toccasana, nella intoccabilità di quella legge, o per coloro i quali ritengono che attraverso un meccanismo di compensazione dei piccoli proprietari affittuari si possa risolvere il proble1na. Esso viene risolto soltanto in termini sindacali, non in termini generali, per l'agricoltura. Di fronte a queste condizioni non potevamo che assumere una posizione critica. A questo punto voglia1no riconfermare - e dico riconfermare perché lo abbiamo già detto chiaran1ente - che, pur essendo la nostra struttura agricola, sia per il numero delle persone addette a quel settore e sia per l'evidente diversificazione territoriale, assaia differente da quella esistente in Francia, nella Germania occidentale, in Olanda, negli Stati Uniti e nel Canada, l'affitto, inteso come espressione di capacità imprenditoriale singola o associata, è, e deve, ritenersi uno strumento fondamentale ai fini della ristrutturazione dell'agricoltura italiana, non in un periodo breve, ma in un periodo lungo e medio. E ciò perché vi sono vischiosità di ordine psicologico, di ordine umano e di ordine sociale che ne impediscono uno sviluppo immediato. Perché si abbia la possibilità di uno sviluppo, è necessario porne le premesse. E le premesse stanno nell'incontro. È necessario che, di fronte alle richieste di affitto, ci sia anche l'offerta della terra. E se le condizioni di incontro non esistono, non esisterà la possibilità di sviluppo. Manterremo l'affitto nei limiti del 15 per cento attualmente esistente; per le piccole affittanze soprattutto, avremo molto probabilmente un esaurimento naturale delle persone e quasi sicuran1ente faremo gli interessi dei grandi affittuari della Valle padana o del Piemonte; o senza dubbio non creeremo una struttura agricola efficiente per il futuro. Perciò il problerna che noi poniamo, e che venne posto anche nei confronti del disegno di legge governativo> io lo considero importante, ma transitorio; un fatto che non può essere fonda1nentale e inteso come struttura nel quadro della revisione della legge De Marzi-Cipolla. È soltanto un passo per tamponare la situazione nel tentativo di riequilibrarla, un passo che tende a mettere in movimento la legge ch_e era stata sostanzialmente bloccata e non_ aveva dato alcun frutto positivo. Si tratta di un provvedimento provvisorio, che non può essere considerato definitivo. In tal senso noi abbia1n_oaccolto la formulazione del Governo ed .abbiarno contribuito per la nostra parte a presentare emendamenti in sede di Commissione; ma riteniamo che tutta la materia 71

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