Pasquale Coppola Dei dodici settimanali prescelti circola nel Sud oltre mezzo milione di copie con un indice, per 1.000 abitanti, che si aggira intorno alle 40 copie. Questo equivale a circa un quarto dell'indice di diffusione che per gli stessi periodici si registra nel Nord (e per i quotidiani il rapporto era invece di uno a tre), a meno della metà (come per i quotidiani) dell'indice registrato nel Centro ed al 20~,6 in meno (anche qui come per i quotidiani) rispetto alla diffusione che si ha nelle isole. Data la minore importanza che riveste la velocità dei collegarr1enti per il fenomeno della stampa settimanale, la spiegazione immediata dei bassi indici di circolazione in questo caso va ricercata nei livelli di reddito. Gli indici di diffusione degl ebdomedari, in realtà, si presentano in tutta la penisola, con la sola eccezione della Liguria, quasi perfettamente allineati con !"andamento dei redditi. E questo si collega al prezzo maggiore, in media tra le 150 e le 200 lire, del settimanale ed alla sua caratteristica di bene di consumo oltre che di strumento d'informazione. D'altro canto, la fattura del'la più parte di questi rotocalchi, fondata su inchieste scandalistiche d'evasione, non fa che avvalorare questa concezione. Per cui avviene poi di compiacersi assai poco del fatto che l'Italia figuri agli ultimi posti tra i paesi sviluppati per livello di diffusione dei quotidiani ed al primo per la diffusione dei settimanali. Per il Mezzogiorno questo torrente di carta, con la sua vasta messe di messaggi pubblicitari, assume ancora una volta l'aspetto di un'ondata para-coloniale. I due centri di edizione dei settimanali sono Roma e Milano; l'incidenza del mercato meridionale sulla domanda complessiva è inferiore quasi sempre al 10%; il confezionamento di questo particolare prodotto giornalistico, che nella maggioranza ·dei casi è « evasivo » nei confronti dei reali problemi del paese, lo è dunque ancor più nei confronti di quelli del Meridione. I pochi settimanali di maggiore irr1pegno e di miglior fattura (tipo « l'Europeo », « l'Espresso », « Panorama ») restano relegati ad un universo di lettori di élite, il piccolo stuolo di intellettuali laici e radicaleggianti che costituisce il tradizionale circolo chiuso della cultura meridionale. Per il resto, i maggiori consensi vanno al qualunquismo di « Oggi », al buonsenso antico, di meneghina fattura, della vecchia « Domenica », al sanfedismo latente di « Gente » ed alle grancasse scandalistiche di « ABC » e di « Stop » (senza voler qui istituire alcun paragone contenutis~ico tra questi due ultimi periodici). Un fatto 1neno negativo sta nell~ pubblicazioni dell'UPA e verificati anche con le dichiarazioni riportate da « Dati e Tariffe Pubblicitarie». A~1che questi, naturalmente, con abbondante beneficio d'inventario. 102
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