Vittorio Barbati primi, quello di limitare la gara degli armamenti, quello di trarre reciproci vantaggi economici dal nuovo clima che si è stabilito, e quello, cui si è accennato, di mantenere, nei confronti di tutti gli altri possibili primi attori della scena politica mondiale, una posizione di superiorità fra i secondi, in primo luogo, quello di conservare l'attuale equilibrio di potenza ( in effetti, si tratta di un interesse che nello stesso tempo le accomuna e le oppone), anche sfruttando le iniziative e lo stesso rafforzamento dei nuovi « poli » politici che si profilano, dato che molti fattori che condizionano tale equilibrio tendono sempre più a cadere sotto il controllo di questi nuovi « poli ». In questo quadro, la condotta delle altre grandi potenze assume un'importanza crescente. E bisogna dire che il maggiore dinamismo, in tale contesto, si riscontra, aln1eno per ora, nella condotta dei due maggiori paesi asiatici, la Cina e il Giappone. Sotto questo profilo, il recente « riavvicinamento » fra questi due paesi - sancito dal viaggio a Pechino del primo ministro giapponese Tanaka e dala ripresa delle relazioni diplomatiche - appare particolarmente significativo, soprattutto perché indica che il Giappone, dopo l'incontro di Honolulu fra lo stesso Tanaka e Nixon, si avvia ad assumere un nuovo ruolo nel continente asiatico. Bisogna dire, d'altronde, che questa svolta ha una sua innegabile logica. Il « riavvicinamento » cino-americano ha in pratica dato l'avvio ad un profondo rivolgimento dei rapporti in tutto l'immenso schacchiere del Pacifico. Lo schieramento soprattutto anticinese, che gli americani hanno mantenuto in piedi per molti anni, e del quale il Giappone ha costituito uno dei fulcri principali, comincia a non aver più ragione di esistere. È logico che, in questo quadro, sia il Giappone che la Cina sfruttino la libertà di manovra che viene offerta loro dalla nuova situazione che si è determinata negli ultimi mesi. D'altra parte, i due giganti asiatici hanno tutte le carte in regola per assumere un ruolo politico di sempre maggior peso. Dopo l'incontro di Honolulu, il Giappone, che già da anni sta sviluppando in tutto il mondo una grandiosa politica di espansione commerciale, ha cominciato a dimostrare - e la prima prova di ciò è stata appunto costituita dal viaggio di Tanaka in Cina - che si sta ormai svincolando, sul piano della politica estera, dalla « tutela » an1ericana, per assumere appunto, come si è detto prima, un ruolo nuovo nel campo internazionale. In effetti, la sua iniziativa ha segnato il « disgelo » cino-americano. E ciò può consentire più di una ipotesi: può far pensare, cioè, sia che essa abbia un significato concorrenziale nei confronti degli Stati Uniti e sia che rappresenti una mossa «concordata» con questj ultimi. Quello che 48
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