Nord e Sud - anno XIX - n. 155 - novembre 1972

Un giornalista contro l'« Ordine » v'uomo non può - senza autorizzazione del Tribunale, il quale, poj non ti autorizza a nulla se non sei iscritto all'Albo - scrivere su carta stampata che « a destra » il coraggio non sanno nen1meno dove sta di casa, tanto è vero che i loro capoccioni (da Almirante in giù) debbono il fatto di essere vivi ad una incommensurabile « fifa » che ai tempi della buriana (25 luglio '43 o 25 aprile '45) li consigliò di preferire l'umidore delle cantine e la tristezza dei conventi al glorioso combattimento ed alla tanto cantata « bella n1orte » con gli occhi al sole e le armi 1n pugno. Che è, insomma, questo benedetto « Ordine Nazionale dei Giornalisti »? Che diritto ha di sopravvivere? Lasciamo stare, per piacere, certi episodi grotteschi che hanno caratterizzato taluni « esami ». Gigi Sorrunaruga, da anni corrispondente da Ne,v York de « Il Messaggero », sente il prurito di iscriversi all'Albo. Varca gli Oceani e, zacchete, bocciato! Gli esaminatori volevano sapere là per là, inardianamente, chi fosse il Presidenze del Tanzania. Sommaruga non lo disse. Anzi, lo disse sbagliato. Amnesia? Vuoto mentale? Emozione? Non lo sapeva davvero? Quasi fossero tanti Mike Buongiorno della cultura giornalistica, i membri deHa Commissione piagnucolarono: « ahi, ahi, signor Sommaruga, che cosa mi dice! Qui gli esperti mi scrivono in un altro modo. Possiamo darla per buona, signori esperti? Non sappiamo. Mi dispiace, signor Sommaruga, 111i dispiace. Sarà per un'altra volta. E speriamo che sia più fortunato. Allegria! » Lasciamo stare questo ed altri episodi, dicevo. Per andare più a fondo, nel problema. « Nulla è più ingiusto dell'Ordine Professionale dej Giornalisti - mi diceva qualche giorno fa un ' volto nuovo' del Telegiornale che preferisce l'anonimato -. Io capisco l'Ordine per i medici e per gli ingegneri. Se vado in Ospedale voglio essere sicuro di non finire in mano ad un macellaio e ad un dilettante; se attraverso un ponte voglio essere sicuro che non rischio che crollino i piloni e mi rompa l'osso del collo. Ma noi, scusa, che c'entriamo? Uno non ti legge e siamo pari. L'editore che s.i accorge che nessuno ti legge fa presto a sbolognarti. Feci un grossa battaglia nell'immediato dopoguerra ... ». Già: l'immediato dopoguerra. Allora cominciò l'assurdo. Mentre rinasceva la democrazia, 1nentre tutto si decentralizzava, mentre ogni organismo era costretto a f3re i conti con le « spinte dal basso », l'Ordine dei Giornalisti gettava le basi per la nascita di una casta che con l'andar del tempo saretJbe stata sempre più privilegiata e chiusa. Le tappe del cammino dell'Ordine son fatte di giri di vite. Prima diciotto mesi di praticantato ed una dichiarazione. Poi restrizione dell'aliquota di pra97

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