Nord e Sud - anno XIX - n. 154 - ottobre 1972

Editoriale mista alla luce dell'esperienza del recente e meno recente passato, non la realizzazione o meno della rifonna sanitaria o scolastica, non la concezione meridionalista dello sviluppo italiano, non la questione delle compatibilità ad aprire o chiudere il dialogo con i socialisti; ciò che lo pregiudica definitivamente è la presenza dei liberali nella compagine di governo. Noi avvertiamo lo stesso fastidio che probabilmente avverte l'on. De Martino dinanzi a certe semplicistiche sortite dell'on. Bignardi, ma avvertiamo anche una grande preoccupazione per il deterioramento del quadro politico italiano e quindi per lo stato d'emergenza del Paese; e francan1ente non ce la sentian10 di subordinare questa seconda nostra più grave preoccupazione a quel primitivo fastidio. In un certo senso l'on. De Nlartino e più di lui l'on. Giolitti la situazione di ernergenza la riconoscono; ma non ne traggono le necessarie conseguenze sul piano politico. Ed è così che noi assistiamo allo spettacolo dei socialis'ti che si avviano al congresso per parlare dei loro veti nei confronti dei liberali, più che della drammatica situazione economica e politica di questo Paese, che per di più ha subito anche la vergogna di un rinvigorito partito neofascista. Non vogliamo addebitare a nessuno le cause e le colpe di questa vergogna che avvilisce e indebolisce una democrazia, ma vorrem1no che i socialisti si rendessero conto di quali pericoli possano scaturirne, e di come quindi sia venuto il momento di passare dall'etica dell'antifascismo all'intelligenza dell' antifascismo. Ed è forse proprio l'intelligenza dell'antifascismo che suggerirebbe oggi di riconoscere l'emergenza della situazione, accantonando quindi la logica degli schiera111enti, per un serrato dibattito sui problemi reali del nostro Paese. · Ma se questo discorso lo si fa nei confronti del PSI, non possiamo esimerci dal farlo anche nei confronti del PSDI. Nei giorni scorsi «Epoca» ha pubblicato un'intervista dell'on. Tanassi che da molti è stata interpretata co1ne un duro atto di accusa nei confronti del PSI, tanto più inaspettato se si tiene conto dei recenti atteggiamenti dell'attuale vice-presidente del Consiglio, che con l'aiuto di Saragat aveva messo in minoranza Ferri, alla vigilia delle elezioni politiche, accusandolo di una linea troppo dura nei confronti del PSI. Le accuse di Tanassi non sono a nostro modo di vedere del tutto e in tutto infondate: è innegamile, e lo abbiamo scritto, che il PSI era ed è tra i maggiori responsabili del deterioramento del quadro politico; così· come è giusto il richiamo che lo stesso Tanassi fa ai programmi come unico punto di confronto e di verifica. Non vorremmo però che il tono fortemente antisocialista cui si è lasciato andare l'on. Tanassi voglia riproporre un tipo di contrapposizione tra socialisti e socialdemo4

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