Nord e Sud - anno XIX - n. 153 - settembre 1972

Ennanno Corsi Lo stesso Pella, del resto, prima di diventare presidente del Consiglio, aveva contribuito a mitizzare questa priorità. Ora sono proprio i centristi, la sua corrente, a rivoltarglisi contro. De Gasperi, segretario del partito, afferma che la DC considera ormai quello di Pella « un Governo amico », non una sua diretta espressione. Scelba è addirittura brutale: « Il Paese - dice in un discorso a Novara - ha bisogno di avere un Governo idoneo a fronteggiare la situazione interna e internazionale, diventate molto critiche, specie dopo i fatti sanguinosi avvenuti a Trieste; e il Governo Pella non dà alcuna garanzia di sapere e potere essere all'altezza del compito ». Il 31 dicembre 1953, alla scadenza prestabilita, i ministri rimettono a Pella il mandato. Sta a lui, ora, decidere sulle dimissioni di tutto il Gabinetto. Oltre che sul Quirinale, Pella può contare sull'appoggio dei 1nonarchici (che chiedono però di entrare nel Governo) e sugli industriali che sulla loro stampa sollecitano un accordo politico tra la DC e il PNM. Pella sa che l'apertura organica ai monarchici è l'unica soluzjone per succedere a se stesso. Pensa di « tonificare » il Governo con un an1pio rimpasto, senza aprire la crisi. Se riesce a garantirsi ancora l'appoggio parlamentare della DC, non esclude di avere anche i voti dei liberali. Il rimpasto dovrà riguardare da 5 a 8 Ministeri. Sente che, comunque, deve fare presto. Anche per non dare tempo ai suoi avversari interni, ed esterni, di organizzarsi. Si dà da fare per presentare la lista dei ministri entro il 5 gennaio al Capo dello Stato ed entro il 15 al Parlamento. Gli avversari, però, si sono organizzati da tempo. È vero che Direzione e Gruppi DC dicono di approvare la pras-si che Pella vuol seguire. Ma è un'approvazione formale, di scarso affidamento in questa congiuntura. Gli ostacoli sono Fanfani e Campilli che vogliono la crisi, non il rimpasto. Ma soprattutto De Gasperi è il vero ostacolo. Si assiste ad una gara di velocità: da una parte Pella e i monarchici, dall'altra De Gasperi coi partiti minori del Centro democratico: i primi per concludere; i secondi per mandare a monte. De Gasperi è influenzato da alcuni giorni, ma questa indisposizione non gli impedisce di avere una fitta serie di incontri con PSDI, PLI e PRI, di ricevere, a Castelgandolfo, lo stesso Pella, il vice segretario nazionale della DC Spataro, i presidenti dei due Gruppi parlan1entari Moro e Ceschi. L'obiettivo è chiaro: scongiurare l'apertura ai monarchici per non sconfessare tutto un recente passato 2 e non compromettere la riedizione del quadripartito di Centro; silurare Pella e trasformare il rimpasto in crisi. Si indicano a 2 Cfr. ERMANNO CORSI, L'ultimo De Gasperi, « Nord e Sud,>, agosto-settembre 1971. 96

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