La 1nodernità cli Tocqueville industriale, che egli vedeva nascere come fenomeno naturale nel seno stesso della democrazia. Prima o poi l'industrializzazione avrebbe finito con lo scaricare sul sistema politico le nuove tensioni che essa creava nel corpo sociale, e Tocqueville riteneva che le le istituzioni politiche propriamente dette non avrebbero potuto reggere da sole l'urto delle nuove tensioni e che la libertà non sarebbe più stata garantita soltanto dall'equilibrio dei poteri a livello istituzionale, ma doveva essere tutelata e rinvigorita da nuovi equilibri da realizzarsi a livello della società stessa, attraverso uno sviluppo dello spirito associazionistico che seguisse di pari passo il processo di livellamento delle condizioni. Molto acuta è in questo senso l'interpretazione di de Caprariis 15, il quale vede in Tocqueville colui che detta le regole dell'incontro e del confronto tra liberalismo e democrazia, teorizzando il trasferimento della dottrina della separazione e dell'equilibrio dei poteri dello Stato nel cuore della società, e proponendo la creazione di sen1pre nuove associazioni politiche e civili, che superino nei loro obiettivi gli interessi particolari e agiscano come corpi intermedi. Più di un secolo dopo, anche de Caprariis, di fronte alla crisi d'invecchiamento dei tradizionali meccanismi costituzionali dello Stato liberale, sarebbe andato a ricercare « le garanzie della libertà » in nuovi corpi intermedi, le nuove classi dirigenti ed i ceti dirigenti politici in particolare, capaci di superare il rissoso rivendicazionismo della rnoderna società industriale e di portare avanti una nuova « filosofia della democrazia », « fuori di ogni ottimismo di materia e di ogni mitologia », o, come avrebbe detto Pannunzio, fuori di ogni tentazione di immaginare « città felici », e di preparare « liste per le trattorie dell'avvenire ». La consapevolezza della necessità dei corpi intern1edi a salvaguardia della libertà costituisce il filo conduttore della ferma polemica anticentralistica di Tocqueville, il quale (anche perché affascinato dall'ordinato sviluppo delle autonomie comunali americane) mirava a fare del decentramento l'istituto storico della libertà politica. L'aspirazione di Tocqueville si basava essenzialmente sull'esperienza storica francese che egli scorgeva dominata dal centralismo amministrativo, il quale ben lungi dall'essere una conquista della Rivoluzione, era altresì un prodotto del vecchio regime, l'unico prodotto che poteva adattarsi ed accamparsi nel nuovo assetto sociale creato dalla Rivoluzione. Al processo di livellamento sociale, che la monarchia aveva spinto alle estreme conseguenze per sconfiggere l'aristocrazia, si era acèon1pagnato il processo di concentrazione del potere nelle mani di una burocrazia centralizzata. Non era stata soltanto l'aristocrazia, ma tutti i poteri e le autono1nie locali 15 V. DE CAPRARIIS, Profilo di Tocqueville, 1962, E.S.I. 93
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