Nord e Sud - anno XIX - n. 153 - settembre 1972

La 1noder11ila di Tocqueville « ... Se dunque si ritiene che la democrazia •- scrive Giovanni Sartori più di un secolo dopo -- si realizza togliendo tutto il potere al despota per attribuirlo pari pari al popolo, si potrà obiettare che questa operazione ci regala solo un assolutismo arrovesciato, nel quale al diritto divino del sovrano si sostituisce il diritto divino di un soggetto fantomatico, ma perciò ancora più temibile. Più temibile perché in questa operazione di ribaltamento sappiamo chi perde il potere, ma non sappiamo chi lo eredita. E in questa ipotesi nulla vieta che un paravento democratico possa tornare a mascherare un dispotismo, e che alle spalle della fictio dell'autogoverno non si attui invece un governare assoluto. Certo è che non è stata la democrazia intesa come 'potere del popolo' a fermare la marcia delle n1oderne dittature; ed è altrettanto certo che ' in nome del popolo' si può esercitare il più spietato assolutisn10 con l'avallo di una legittimità ultima e iresistibile ... » 11 • Il problema di Tocqueville era appunto quello di riuscire a limitare le enormi potenzialità di arbitrio di un potere sovrano, cui la legitti1nazione democratica attribuiva il carattere di « sanzione assoluta » e che aspirava a porsi, nella sua assolutezza immanente, come un moderno Leviatano, contro il quale non vi sarebbe stata alcuna possibilità di appello, dal momento che si era in appello. (Ed « il Leviatano di Hobbes - dice ancora Sartori - è piccola cosa al cospetto del Leviatano di Orwell, e le tirannidi del passato si rivelano innocue ed innocenti a patto di ciò che sono, o potrebbero diventare, le dittature totalitarie » ). Ma non per questo Tocqueville, a differenza della scuola liberale classica, dava molto credito alle virtù taumaturgiche delle costituzioni in quanto tali, e nelle garanzie giuridiche octroyées da un ceto dirigente che voleva apparire illun1inato forse per nascondere la propria realtà intimamente oligarchica, vedeva dei se1nplici attestati di buona volontà incapaci di essere e di funzionare come autentiche in/ rastrutture della libertà. Tocqueville comprese che, come l'insufficienza storica del garantismo risiedeva nella preoccupazione esclusivamente giuridico-formale di quella corrente liberale, non diversamente l'intero liberalismo politico peccava d'astrattezza (oggi, dopo la lezione crociana, dire1nmo forse che non aveva il senso della storia) nel trascurare o, peggio ancora, nell'ignorare le aspirazioni e le esigenze « dei più ». Aspirazioni ed esigenze disposte, o comunque non pregiudizialmente ostili, a farsi contan1inare dal liberalismo alla condizione che esso si facesse contaminare dalla democrazia, alla condizione cioè che cessasse di essere il fondamento e lo stnunento di un potere chiuso, per divenire la strada per l'esercizio di un potere 11 G. SARTORI, Democrazia e defin.(zioni, 1957, Il Mulino. 89

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