Nord e Sud - anno XIX - n. 153 - settembre 1972

Luigi Co,npagna di tutti gli altri: i fig]i e gli amici costituiscono per lui tutta la razza umana; quanto al resto dei concittadini, egli vive al loro fianco, ma non li vede; li tocca, ma non li sente; non esiste che in se stesso e per se stesso, e se ancora possiede una famiglia, si può dire che non ha più patria » 8 . Eppure Tocqueville, al cui spirito di denuncia si associava immancabilmente uno spirito di proposta, capì che non si poteva respingere semplicisticamente la democrazia di massa ed annunciare, più o meno deterministicamente, la morte ilnminente della libertà: egli si rese conto che la libertà si difende solo accettando per quello che è il n1uta1nento avvenuto nella società democratica contemporanea, ed agendo all'interno di questa. Di qui il suo appello alla volontà degli individui e delle nazioni democratiche, che chiude La De111ocrazia in Arnerica e che lancia al liberalismo europeo una sfida etico-politica che sarà poi raccolta da Croce, il quale djrà che la libertà, se cade dagli animi, finisce per abbandonare poi anche le istituzioni. E dopo Croce sarebbe stato de Caprariis a riallacdarsi a questo grande filone di pensiero e di 1netodo liberale, ad affermare che « le istituzioni sono anche passioni» 9 ed a far sua un'altra fondamenta]e asserzione di Tocqueville: « Coloro i quali vantano le capacità di realizzazione dei sistemi autoritari non immaginano neppure le potenzialità enormi che vi sono nelle società democratiche, nelle quali la coscienza del patrimonio co1nune a tutti sia diffusa e saldamente organizzata ». La rivoluzione democratica irrompeva sulla scena costituzionale imponendo il principio della sovranità popolare, su cui Tocqueville condivideva la riflessione critica di Constant 10 , il quale aveva co1npreso che la sovranità popolare espressa ed esercitata -senza sufficienti garanzie liberali finiva col lasciare spazio alle usurpazioni tentate e condotte, in nome del popolo, da ogni « rappresentante » che proclamasse d'impersonificare la « volontà generale » o magari, più semplicemente, la volontà « dei più ». La legittimazione democratica limitava il potere solo finché contrastava un potere autocratico, ma, una volta abbattuto l'avversario, poteva acquistarne tutti gli attributi: limitatrice del potere in quanto opposta ad un altro potere, la sovranità popolare ridiventava a suo modo un potere illimitato quando veniva a mancare il contropotere che combatteva. Il fatto che uno Stato fosse munito di legittimazione democratica non pareva, giustamente, a Tocqueville una ragione sufficiente per escludere che potesse esercitare un potere assoluto. 8 A. DE TOCQUEVILLE, La democrazia in America, voi. II, Il Mulino, parte I. 9 V. DE CAPRARIIS, Le garanzie della libertà, 1966. 10 BENJAMIN CoNSTANT, Principes de Politique, in cui si scorge l'influenza di Constant su Tocqueville anche sul problema della necessità, per un'ordinata vita democratica, di istituzioni intermedie tra l'individuo e lo Stato. 88

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