La modernità di Tocqueville ville la manifestazione demoniaca che avrebbe travolto e scacciato per sempre il bene dal mondo degli uon1ini, ma era una forza reale, partecipe del bene e del male come tutte le cose umane, una forza che non era possibile distruggere, ma che si doveva cercare di porre al servizio della maggiore libertà di tutti. E qui sta la grande innovazione apportata da Tocqueville alla tradizione politica occidentale: egli si -rende conto che il solo modo che ha la libertà di sopravvivere come fatto politico nel mondo moderno consiste nel suo incarnarsi nella democrazia, ed i nuovi liberali, quelli che hanno veramente inteso il senso profondo della libertà, sono coloro che combattono per fare del regime democratico il nuovo percorso della libertà. I problemi ed i rischi dell'inarrestabile democratizzazione della società, Tocqueville li ravvisò soprattutto nel pericolo che si potesse realizzare una particolare sorta di compromesso fra centralismo amministrativo e principio maggioritario, fra rivoluzione egualitaria e conformismo, fra potere burocratico (e magari anche tecnocratico) e massa atomizzata di individui. Il nuovo potere si sarebbe mostrato « mite », « tutelare », « rappresentativo », ma jnflessibile nella sua intrinseca aspirazione a svuotare la libertà con l'uniformità, a condurre il singolo ad una nuova e più oppressiva « burocrazia dello spirito» 6 • Questa intuizione di Tocqueville si espresse in una famosa pagina de La Den1ocrazia in An1erica, « la più intensa e drammatica di tutta l'opera » 7 in cui molti hanno visto una profezia della moderna società industriale di massa, per descrivere la quale oggi sono entrate nell'uso delle espressioni ( « folla solitaria », « conformismo da automi », « tolleranza repressiva », « dispotismo occulto », ecc.) che ebbero la loro matrice ideale proprio in Tocqueville. « Penso, - scrisse Tocqueville - che la specie di oppressione che minaccia i popoli democratici non assomiglierà a nessuna di quelle che l'hanno preceduta nel mondo; i nostri conte1nporanei non possono trovare nessun antecedente nei loro ricordi. Cerco inutilmente io stesso un'espressione che renda esattamente l'idea che me ne faccio e la contenga; vecchie parole con1e « dispotismo >; e « tirannide » non sono più adeguate. La cosa è nuova, bisogna dunque cercare di definirla, visto che non posso darle un nome. .Immagino sotto quali nuovi aspetti il dispotisrno potrebbe prodursi nel mondo : vedo una folla innumerevole di uomini simili ed uguali che non fanno che ruotare su se stessi, perprocurarsi piccoli e volgari piaceri con cui saziano il loro animo. Ciascuno di questi uomini vive per conto suo ed è come estraneo al destino 6 GIUSEPPE SANTONASTASO, Lineamenti di Storia delle dottrine politiche. 7 NICOLA MATTEUCCI, Il liberalismo in un mondo in trasformazione, 1972. 87
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==