Luigi Compagna di Luglio, che per Croce rappresentò la culla della moderna religione della libertà, la voce di Tocqueville non fu soltanto quella del moralista inascoltato e del politico lungimirante, di colui che prima degli altri e meglio degli altri seppe intendere i limiti di quella cultura, limiti di prospettive storiche e limiti di soluzioni pratiche, o di colui che, alla vigilia del Quarantotto parigino, nel celebre discorso del « Noi ci addor1nentiamo su di un vulcano » 5 , volle lanciare l'ultimo grido di allarme del liberalismo prima dello scatenarsi della rivoluzione. Tocqueville fu soprattutto il grande e geniale pensatore che ripose la sua preoccupazione, e ad un tempo la sua aspirazione, fondamentale nella ricerca di un nesso, che fosse un nesso di compatibilità, fra liberalismo e democrazia; ed in questo senso la sua opera e la sua figura vanno ben oltre la sua personale vicenda storica e caratterizzano un travaglio di istituzioni e di costumi che, prodottosi con l'Ottantanove, giunge fino ai nostri giorni. Se è vero che la compatibilità fra liberalismo e democrazia ha consentito all'Europa, e non soltanto all'Europa, periodi di ordinato sviluppo civile e sociale, e la rottura di quella compatibilità ha causato l'avvento dei moderni totalitarismi, si può comprendere abbastanza facilmente come proprio da Tocqueville, dalla sua espelienza e dalla sua meditazione, abbia preso inizio una fase nuova, la fase moderna della storia del liberalismo europeo. Tocqueville aveva coscienza di essere un « liberale di tipo nuovo >), come lo ha definito Matteucci: il suo liberalismo usciva dai ristretti schemi del costituzionalismo garantista dei Guizot e dei Royer-Collard, continuava e ad un tempo superava la lezione individualista di Constant, e muoveva coraggiosamente alla scoperta ed alla comprensione delle esigenze nuove dei tempi, per valutare « obiettivamente» se ed in quale misura queste esigenze, che erano quasi esclusivamente esigenze di uguaglianza, fossero compatibili con l'idea 1nadre della libertà, che egli sentiva come un imperativo in grado di ,sovrastare ogni altro istinto ed ogni altra passione del suo spirito. Immune dalla vecchia concezione della libertà come privilegio di pochi, Tocqueville ebbe una sorprendente attitudine alla considerazione « obiettiva », lucida ma non fredda, pacata ma non •distaccata, di tutti i fatti connessi a quella che gli pareva essere la marcia inesorabile della democrazia e che preoccupava tanti dei suoi contemporanei. La spinta democratica non era per Tocque5 Si tratta di un discorso pronunciato da Tocqueville alla Camera dei Deputati il 27 gennaio 1844, in cui appunto egli affermò che la maggioranza era addormentata sull'orlo di un vulcano ed esortò il governo ad introdurre riforme politiche e sociali che modificassero radicalmente il corso della politica seguita fino ad allora. Il discorso e l'accoglienza che gli venne fatta da amici ed avversari sono ricordati n, .i Souvenirs. 86
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==