Nord e Sud - anno XIX - n. 153 - settembre 1972

André V igarié Francia, per il solo 1965, anno tipico dell'evoluzione, il traffico dei porti è aumentato dell'8% mentre il numero dei portuali è diminuito del 3%; ad Anversa, nel 1963, sono stati scaricati 48 milioni di tonnellate con 14.500 portuali mentre nel 1969 11.000 addetti hanno trattato 73 milioni di tonnellate. La stessa tendenza si ritrova in tutti i grandi porti. La convergenza di tutti questi fattori, che si riferiscono a tipi di lavoro differenti, ma che sono tutti orientati nel senso di una diminuzione, spiega il declino delle popolazioni con vocazione marittima dei grandi porti. Questi mutamenti nel contenuto umano degli spazi portuali comportano una terza grande n1odificazione: quella dei rapporti tra il porto e la città che ad esso è unita. L'uso è di considerarli co1ne un tutto indissociabile: è un errore, perché città e porto possono evolversi ciascuno secondo un proprio ritmo; è appunto quanto si verifica attualmente. Le ricchezze create dalle prestazioni di servizi nel porto sono redistribuite sotto forma di salari e di onorari tra la popolazione della città; ora, la diminuzione dei redditi dei gruppi che lavorano sulle banchine, sia di quelli che operano nelle strutture intermedie colpite dall'unitizzazione, sia dj quelli che fanno parte della mano d'opera di manutenzione, si traduce in una diminuzione delle risorse urbane di origine marittima. Di qui un allentamento dei legami tra il porto e la città. Al limite, si può concepire una intensa attività oceanica, nei prressi di una città impoverita, se il transito è la forma dominante dell'economia locale. Lo sviluppo delle Z.I.P. e delle M.I.D.A., è un compenso soltanto parziale, in quanto esse creano una mano d'opera di carattere industriale, che si localizzerebbe altrove se si riuscissero ad abbassare sufficièntemente i costi dei trasporti terrestri, e che non appartiene quindi, per sua natura, al mondo del mare: per i suoi meccanismi di funzionamento, per la localizzazione delle residenze, per l'organizzazione dei suoi sindacati, è una mano d'opera continentale, rafforza nella città una mentalità di uomini di terra ferma, assai diversa dall'apertura internazionalista e cosmopolita degli uomini che, ogni giorno, vivono in contatto con le navi, gli equi• paggi, le influenze venute da tutte le bandiere marittime del mondo. Ad ogni n1odo, la creazione di ricchezza legata ai servizi portuali, cioè, ad un certo « know how », sparisce: ed è indubbian1ente un impoverimento. Le conseguenze dell'evoluzione di questi gruppi sociali e di queste mentalità sono pericolose e si ritrovano in diversi campi. Ne darò un solo esempio: nella storia degli ultimi 80 anni i lavoratori portuali sono stati una massa che si è frequentemente mobilitata alI1avangaurdia delle lotte sociali negli ambienti marittimi; in questo contesto evolutivo dei gruppi professionali, la loro diminuzione numerica e la loro più elevata qualifi82

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