Nord e Sud - anno XIX - n. 153 - settembre 1972

!i1aurice Le Lannou dovrebbe essere soltanto lineare, bisogna inventare - e l'esempio di Genova lo illustra bene - tutta una struttura inedita. Ma in questa nuova geografia non è sicuro che al cordone marittirno sia riservato il primato. Abbiamo già notato che i gruppi che presiedevano ai destini dei porti hanno dovuto mettere da parte alcune delle antiche cure, legate alla natura stessa dell'avventura di mare, per integrarsi nei nuovi ambienti. Gli ambienti portuali rischiano così di perdere il loro potere di comando. Sapranno i porti conservare o attirare le sedi sociali, i laboratori di ricerca, insomma tutte le funzioni del terziario superiore che costituiscono i potenti fermenti della vita moderna, e sulle quali incombono le grandi responsabilità del1'arnénage111ent e dell'environnenient? Il secondo grosso fenomeno che sta modificando la vita delle zone costiere, e pone loro infiniti problemi, è lo sviluppo delle vacanze in riva al mare. Anche qui noi scorgiamo la fine di una geografia puntiforme, poiché gli insediamenti turistici si diffondono oggi su lunghi settori di costa, ben al di là dei tradizionali centri di vi1leggiatura; l'invasione estiva cerca perfino i deserti per sovrappopolarli brutalmente. È anche la fine di una geografia specifica, perché la residenza secondaria, la cui vita è ritmata dai fine settimana, ma che costituisce un habitat permanente, tende a prendere il sovpravvento sulla villeggiatura estiva e sul turismo propriamente detto. Dal punto cli vista dell'ambiente, le espansioni brutali delle folle urbane possono provocare conseguenze terribili. La speculazione e l'affarismo si sono impadroniti di intere regioni e, fatta tabula rasa di tutto quello che costituiva la personalità di queste regioni, sia nell'ordine delle cose inanimate sia in quello della vita, si apprestano a divorarle. Sarebbe necessario un libro intero per illustrare i guasti causati ai litorali, soprattutto lungo le coste basse, dai « bagnanti ». Intere spiagge di Bretagna sono diventate praticamente prive di fauna marina e vi si cercherebbe invano il più minuscolo avannotto di crostaceo. L'equilibrio ècologico di numerosi estuari brettoni è minacciato dallo scavo nei loro fondali di una « marina » •- un porto turistico -; è la distruzione, per « promozione », di gruppi di sedimenti, di piante, di animali, conservati attraverso una sottile dinamica delle acque, e che costituivano come dei pezzi rari negli archivi naturalistici dell'umanità. L'inquinamento segue immediatamente il guasto del paesaggio. Più in generale bisogna notare che i tentativi di conquistare, attraverso nuove forme di insediamenti, spazi per il tempo libero, non sono tutti riusciti. Per restare al caso della penisola bretone, il buon funzionamento del porto turistico dipende dalle maree, dalle correnti, dalle alluvioni e dalle ero72

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