Nord e Sud - anno XIX - n. 153 - settembre 1972

Francesco .Maria Greco instauratosi a favore dei trusts: queste imprese di stato, infatti, si trovavano isolate nel mercato internazionale e potevano agire solo nella fase iniziale, quella mineraria. Esse non erano in grado, quindi, di .intaccare il tradizionale monopolio delle aree produttive. Solo un gruppo avente le stesse dimensioni, dal punto di vista dell'integrazione, delle società del cartello poteva fungere da elemento di rottura e instaurare un nuovo tipo di rapporto con i Paesi produttori: era assurdo pensare ad un rinnovamento che procedesse dall'interno del sistema stesso. I1 primo passo in tal senso venne fatto attraverso la « società mista» fra compagnia petrolifera straniera e compagnia nazionale del Paese esportatore, passo che fu reso possibile dalla volontà dell'ENI di cercare insieme ai produttori una soluzione che non rappresentasse soltanto un miglioramento della loro posizione finanziaria, un aggiustamento - in senso quantitativo - del vecchio rapporto mercantilistico, ma ponesse le basi per un modello di cooperazione fino ad allora sconosciuta. I Paesi detentori delle riserve si erano limitati per troppo tempo a giocare al rialzo, e la loro attività operativa si riduceva a ... semplici boicottaggi nel caso in cui non si fosse raggiunta un'intesa ragionevole. La nuova strategia, quella che si è andata imponendo solo di recente, ruota su alcuni punti fissi, su precise richieste inderogabili che prima non si eran mai fatte valere e che possiamo così schematizzare: a) addestramento di personale locale, addetto all'industria petrolifera a diversi livelli di responsabilità, compreso quello direzionale; nonché altre iniziative che comunque concorrano all'acquisizione di know-how tecnologico e manageriale. In altre parole: formazione di quadri tecnici e direttivi; b) dilatazione dell'attività industriale, non circoscritta al settore petrolifero e petrolchimico. In altre parole: edificazione delle strutture motrici dello sviluppo del paese ospite (si pensi ai benefici che comporterebbe l'elirninazione delle colossali diseconomie esistenti allo stato attuale); e) costruzione di strutture a carattere sociale. È ovvio che i rischi connessi al rafforzato intervento delle società petrolifere nella vita interna dei Paesi produttori sono più vasti di quelli che comporta il rapporto tradizionale fra i due. Non è detto poi che le società di stato debbano, per definizione, restare ancorate alle imprese operanti nel loro paese: si potrebbe dar vita ad accordi di lavorazione con raffinerie già esistenti nei mercati di consumo e con eccedenze di capacità, tanto per fare un esempio. Mattei aveva visto giusto, e ora, a venti anni di distanza, la sua-formula ribadisce in pieno tutta la sua validità, la sua attualità: per impostare il rapporto su basi di sicurezza, di cui esso era sempre stato tradizionalmente privo, bisognava far entrare nell'ingranaggio i Paesi produttori. L'esempio classico ci è fornito dall'accordo SIRIP del 1957, istitutivo di una società mista: cui davano vita NIOC e AGIP; una società per metà iraniana cosicché il Paese, da una parte, disponeva di un'industria propria, ma dall'altra si trovava le mani legate, avendo tutto l'interesse al buon andamento della produzione, e trovandosi legata a doppio filo alla consocia italiana. 46

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==