Giornale a più voci aggiunsero così ai vecchi rancori, ostacolando e ritardando quel processo di amalgama che oggi è stato parzialmente realizzato con l'instaurazione di un « fronte comune del petrolio ». L'OPEC, l'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, costituita nel '60 da Arabia Saudita, Venezuela, Iran, Irak e Kuwait, e successivamente ampliatasi, fu un po' il figlio della disperazione: i paesi interessati la costituirono quando le compagnie li presero per la gola ancora una volta, abbassando i prezzi di listino con decisione unilaterale, per collocare sul mercato le eccedenze di produzione sovietiche. Se si pensa che tali prezzi costituiscono la base di commisurazione ai fini della determinazione del1' imponibile fiscale, si può capire il danno che i paesi produttori riportarono da tale decisione. E non dimentichiamo che, nel bacino mediorientale, il petrolio è l'unica fonte di ricchezza, corrispondente al 90% circa delle esportazioni. Prima che i paesi produttori si organizzassero, era sufficiente (e la vecchia impostazione contrattuale lo permetteva) alterare i soli ritmi di estrazione per determinare variazioni corrispondenti ed amplificate in tutti gli altri parametri economici. Così, nonostante la presenza quasi monopolitica del suo petrolio su molti mercati, i primi anni di vita dell'OPEC furono caratterizzati da una totale acquiescenza ai desideri delle « sette sorelle», che, giocando sulle rivalità politiche dei membri dell'Organizzazione (specialmente sull'antagonismo fra paesi arabi a regime diverso), riuscirono ad ottenere trattamenti sen1pre più favorevoli. Col passar degli anni il club dei paesi produttori si è andato ra!Iorzando sul piano politico, il numero dei membri è aun1entato. A contribuire al cambiamento della situazione e quindi alla revisione degli strumenti contrattuali è stata soprattutto la Libia. In dieci anni questo paese ha effettuato una notevole escalation non solo dal punto di vista del volume di produzione (collocandosi al 6° posto nel mondo) ma anche, e soprattutto, dal punto di vista della strategia dei paesi produttori, in quanto la linea-Gheddafi è stata seguita dai dieci paesi dell'OPEC e dalla Nigeria, che, dopo la recente crisi, si è impegnata, pur non appartenendovi, a conformarsi alle decisioni dell'Orga- . . n1zzaz1one. È la stessa linea politica, che l'Iran segue da oltre venti anni nei riguardi delle compagnie petrolifere straniere; si ebbe una energica presa di posizione dei paesi produttori, mirante ad ottenere un effettivo controllo dell'attività petrolifera svolta nel loro territorio, sia attraverso una revisione dei contratti precedenti, sia mediante la conclusione di nuovi accordi che potessero garantir loro una diretta partecipazione alle operazioni delle società concessionarie. A tale indirizzo è legata la creazione di diverse in1prese petrolifere nazionali, che va interpretata con1e la prima manifestazione della volontà dei Paesi produttori di uscire da uno stato di sudditanza e di inferiorità nei confronti dei grandi gruppi stranieri. La creazione di compagnie nazionali degli Stati produttori dilatò certo il campo dei .partecipanti ma non giunse al punto da minacciare direttamente il sistema delle concessioni, né da compromettere la stabilità dell'equilibrio 45
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