Nord e Sud - anno XIX - n. 153 - settembre 1972

Francesco _Maria Greco luzione, come in Libia (anche se non ha cambiato di molto le cose); in altri casi, come quello dell'Iran, la monarchia ha assunto posizioni più « illuminate», barcamenandosi sapientemente fra il mondo occi_dentale e quello comunista; in altri casi ancora (Algeria) è stata la guerra; non vi è dubbio che nell'insurrezione algerina la componente « petrolifera» abbia giocato un ruolo di fondamentale importanza. Sempre a proposito delle connessioni tra politica ed economia (e particolarmente tra politica e petrolio) va ricordato che fu proprio il fifty-fifty a costituire il casus belli fra la Anglo-I rarian Oil C01npany ( che poi si sarebbe chiamata B.P.) e il Governo iraniano. La nazionalizzazione che ne scaturì si risolse, è vero, in un buco nell'acqua; però pose le basi per una radicale revisione dei rapporti Stato Produttore-Compagnia. Il « cartello » fece rientrare il tentativo iraniano di affermare il proprio diritto a partecipare attivamente allo sfruttamento delle risorse petrolifere (si pensi che esso controllava, direttamente o indirettamente, la quasi totalità dei mercati di sbocco, esclusi quelli comunisti); tuttavia si costituì una compagnia di Stato, la National Iranian Oil Company (NIOC), che nel quadro mediorientale ha rappresentato un precedente importante. Con l'accordo che pose fine alla questione iraniana fu inaugurato un tipo di contratto dalle caratteristiche nuove. In breve: la proprietà degli idrocarburi estratti veniva riconosciuta al Governo persiano e alla NIOC; dal canto loro, le compagnie internazionali davano vita a due società operative, cui si affidavano ricerca-produzione e raffinazione di greggio. Si delineava, in tal modo, un contratto di servizio, nel quale la compagnia di Stato iraniana, figurava in veste di committente, e due società (la IOEPC e la IORC) in veste di operatori per conto dell'Iran e della NIOC. Sarebbe tuttavia improprio, parlare di un vero e proprio contratto di servizio - formula che si sarebbe affermata solo successivamente -, essendo lo Stato iraniano nell'impossibilità di influenzare l'andamento della produzione. I « capricci» dell'Iran erano ancora troppo poca cosa per mettere in crisi una coalizione come quella che avrebbe preso corpo più tardi, quando, di fronte al comune pericolo, le « sette sorelle» mostrarono l'enorme peso di un loro intervento congiunto. Ma la questione iraniana è sintomatica dell'inversione di tendenza. Comunque, il sistema 50-50, senza intaccare il regime delle concessioni, esaurì la sua funzione di un puro e semplice aggiustamento del rapporto mercantile, a] quale le imprese petrolifere avevano da sempre improntato i loro rapporti con i Paesi produétori. L'elemento innovativo consisteva nella ripartizione dei profitti e da una certa possibilità di controllo indiretto, offerta ai paesi detentori delle riserve. Inoltre l'introduzione di norme precise sui costi deducibili dai profitti lordi comportò una penetrazione dei Governi interessati nei calcoli relativi alla contabilità interna delle imprese, calcoli che fino ad allora· avevano rappresentato un vero e proprio sancta sanctorum. Il mondo arabo, intanto, era in fermento: alla carta millenaria delle dispute religiose e dinastiche si sovrapponeva la carta economìca del petrolio, abbondante in alcuni paesi, scarso in altri. Nuovi elementi di frattura si 44

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