I resti del piano chimico indefinito - per la chimica fine, dovesse venir meno quel comune denon1inatore 1neridionalista delle localizzazioni che sembra aver dominato la strategia del documento adottato dal CIPE in adesione di esplicite scelte politiche. A questa considerazione di base, che potremmo definire rnetodologica, per quanto di essenziale vi è in una questione di metodo in un caso come questo, non può tacersi quanto di più radicale sia stato espresso da altri in rapporto alla stessa validità politica del documento. Infatti, dopo aver esarninato gli obiettivi occupazionali previsti dal piano, qualche autorevole commentatore, argomentando intorno all'elevato costo di ciascun posto di lavoro prodotto dall'attuazione del programma, dopo aver evidenziato l'entità dell'onere accollato alla collettività per l'applicazione degli incentivi e la predisposizione di infrastrutture, generali e specifiche, ha ritenuto che si debbano respingere tutte le ulteriori scelte di localizzazioni meridionali di industrie di base ad alta intensità di capitale e che, di conseguenza, sia da rifiutarsi l'intera strategia di sviluppo del settore chimico proposta dal documento dell'ISPE, proprio per quelle localizzazioni meridionaliste degli impianti di steam-cracker che, lungi dal risolvere il problema dell'emigrazione e della disoccupazione nel Mezzogiorno, finirebbero col sottrarre risorse utilizzabili in impieghi produttivi caratterizzati da un più modesto livello del rapporto tra capitale d'investimento e occupazione prodotta. Questa posizione, certamente interessante in linea di principio, dovrebbe essere riesaminata in riferimento al problema specifico che ci interessa, in quanto, nonostante i centri di steam-cracker comportino un enorme grado d'intensità d'investin1ento, il sacrificio che viene richiesto alla collettività potrebbe anche essere accettabile se il piano - nelle sue due parti - riuscisse a garantire un insediamento delJa chimica fine strettamente legato alle localizzazioni delle produzioni di base, in modo che la diffusione delle imprese manifatturiere, ad elevato livello d'occupazione complessiva, possa far sì che il conto globale dell'operazione chimica, in termini politici e in termini sociali, risulti con1patibile con le finalità generali dell'industrializzazione del Mezzogiorno e, contemporaneamente, sia in linea con l'obiettivo di riequilibrio territoriale del sistema produttivo nazionale. · Infatti, mentre nessuno può consapevolmente negare che nel Mezzogiorno è indispensabile sviluppare un tessuto di medie e piccole industrie capaci di assorbire la principale risorsa di questo territorio, la manodopera, è innegabile che i grandi impianti pro17
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