Nord e Sud - anno XIX - n. 153 - settembre 1972

Girolanio Cotroneo dell'assolutismo: chi, infatti, decide della « competenza »? un club di esperti investiti di altissimo potere? E ancora: chi controllerà e designera tali esperti? un computer? o il capo carismatico che ha sempre ragione? Non si tratta naturalmente di fare della facile ironia: che simili idee, che una teoria corporativistico-pragmatica possa essere rilanciata nel mondo moderno, e indicata come soluzione ideale e definitiva, rivela soltanto il basso livello culturale di chi la propone (o più ancora di coloro ai quali è diretta). Perché è ormai chiaro che Armando Plebe scrive tanto da non avere più il tempo di leggere; nemmeno ciò che pubblica la stessa casa editrice che lo ha così clan1orosa1nente lanciato. Proprio in un volumetto pubblicato da Rusconi, infatti, Max Horkheimer ha notato che il pericolo maggiore cui va incontro il mondo moderno è il « dirigismo » che il processo di sviluppo della società industriale esige sempre più prepotentemente (e a questo ha aggiunto che « l'annientamento delle istituzioni democratiche » rappresenterebbe un male peggiore dello stato presente). Plebe vorrà riconoscere che come filosofo della società Max Horkheimer valga un po' più di lui: perciò potrebbe anche meditare le conclusioni alle quali questi è giunto. Comunque sia, per tornare adesso al nostro discorso, è certo che se al di sopra dei tecnocrati, dei « competenti » non esisterà un potere politico emanato direttamente dal paese tramite libere elezioni (il che non significa affatto, come crede Plebe, « scambiare i] diritto umano alla libertà con la costrizione, con il livellamento di tutti gli uomini sotto il segno dell'egualitarismo e della democrazia », bensì potenziare la capacità di giudizio degli uomini, consentendo loro di esercitare quella libertà che si conquista solo con l'esercizio della libertà), allora andremo inevitabilmente incontro a quel regno della « competenza » e dell'« efficienza » tanto caro ad Armando Plebe. Il quale con l'aria di dire cosa affatto nuova viene rispolverando il sistema delle corporazioni medioevali o cercando di risuscitare il cadavere del corporativismo sui cui risultati l'Italia ha già avuto modo di meditare. Ma forse, pur conoscendo bene Marx, ha dimenticato la celebre frase con cui questi inaugurava la sua analisi degli avvenimenti del 18 brumaio: « Hegel disse che gli avveni1nenti storici accadono sempre due volte. Dimenticò però di aggiungere che la prima volta si presentano come tragedia, la seconda come farsa ». GIROLAMO COTRONEO 14

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