Ermanno Corsi Non altrettanto fa con i partiti di destra ed è addirittura blando verso gli interventi di Franza (MSI) e Condorelli (PNM). Si limita a dire: « Per i partiti della coalizione non vi sono esclusivismi o discriminanti che sul terreno della libertà e della den1ocrazia. E però prendiamo atto che da una parte del Parlamento non si intende condurre una opposizione preconcetta, ma costituzionale ». Per quanto riguarda le critiche al programma (genericità, non interezza, mancanza di originalità e di spirito riformatore, specie per la parte economico-sociale) Scelba afferma : « Ci dia il Parlamento il tempo di lavorare. Soltanto allora, forse, potremo essere smentiti ». Per la politica estera riassun1e così gli gli impegni del Governo: « Noi vogliamo la pace. Consideriamo nemico dell'uomo chi rimugina pensieri di guerra. Facciamo nostra l'invocazione del salmista: ' Disperdi, o Signore, i popoli che vogliono 1 a guerra ' ». Saragat si leva dal suo posto. Raggiunge Scelba e gli stringe calorosamente la mano. Dai banchi del centro salgono applausi al Governo. La Sinistra rumoreggia. È sera inoltrata quando vengono resi noti i risultati per la fiducia. Votanti 235, maggioranza 118. Hanno detto sì al Governo 123 senatori (DC, PSDI, PLI, PRI). Hanno detto no 110 (PCI, PSI, PNM, MSI). Si sono astenuti 2 (il senatore a vita Jannaccone e il rappresentante dei contadini Bosio ). Don Sturzo lascia Palazzo Madama prima delle votazioni. È febbricitante. Fa comunque sapere a Scelba di approvare pienamente la sua impostazione politica. La maggioranza, per il Governo, non è larga. Con questo pretesto, un gruppo di parlamentari democristiani (capeggiati da Codacci-Pisanelli e da Carmine De Martino) fa pressioni sùlla Segreteria del partito affinché prenda l'iniziativa di creare un vasto fronte anticomunista con l'aggregazione, alla maggioranza governativa, dei monarchici. In realtà, i democristiani di destra temono che la riedizione del quadripartito sia sempre più caratterizzata da un accordo DC-PSDI. Per questo chiedono l'inserimento dei monarchici nell'area di maggioranza come elemento riequilibratore e come freno ad un ulteriore slittamento a sinistra. Se questo allargamento a destra viene fatto subito, dicono CodacciPisanelli e Carmine De Martino, si hanno anche i voti necessari per eleggere i cinque giudici costituzionali senza dover subire accordi con PSI e con PCI. La DC non è tempestiva nel denunciare le manovre dei suoi deputa ti di destra, nel ribadire l'autonomia e l'autosufficienza della maggioranza governativa. I partiti di democrazia laica trepidano. La Malfa fa sapere che il suo partito è pronto a passare all'opposizione. « Non amiamo - scrive in un articolo sulla « Voce repubblicana » - i fronti 126
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