Girolwno Cotroneo Naturaln1ente, prnna di pronunciare la parola magica, egli indica le cause e la ragione di tutti i mali che affliggono il nostro paese, la cui radice è una e una sola: il sistema democratico-parlamentare. Così infatti ha scritto in un articolo dal titolo Per una definizione della libertà politica: « Anche qui la radice del male risiede sostanzialmente nel mito egualitario, cui il regime dei partiti, o partitocrazia, è strettan1ente connesso. L'attuale regime si proclama 'democratico' perché l'attività legislativa è demandata a parlamentari eletti 1nediante votazioni quinquennali: e i sostenitori di tale regime ritengono che il fatto che il cittadino ogni cinque anni sia autorizzato a porre il voto dentro l'urna coincida con la libertà politica. Si tratta invece di una sostanziale truffa, neppure molto nascosta: tanto che la popolazione ha costantemente il sospetto che i riti della democrazia non siano altro che una beffa ai suoi danni, anche se non sempre è in grado di rendersi conto analiticamente di come essa funzioni ». I concetti qui espressi non hanno bisogno di commenti: data la posizione politica scelta recentemente da Plebe non c'era da attendersi altro. Egli infatti non si limita a criticare gli scompensi, le storture, i malanni di cui oggi soffre il sistema politico italiano: la sua polemica contro la « noia quinquennale » delle elezioni politiche investe la den1ocrazia qua talis; allo stesso modo con cui in un altro articolo dal titolo La Costituzione malata investiva lo stesso principio del sistema costituzionale e non già in particolare la costituzione italiana. Per farlo andava a scomodare pure Marx il quale, quando rilevava l'ambiguità del concetto di costituzione « si preoccupava almeno di un pericolo: che cioè la Costituzione, anziché essere uno strumento per garantire la volontà popolare contro l'abuso dei potenti del n1omento, si trasformi in un ulteriore strumento di potere al servizio di quei potenti, per impedire che l'opinione e la volontà della maggioranza dei cittadini possano avere il loro peso ». Il fatto che fosse Marx a criticare il principio stesso della costituzione non ci pare debba significare di per sé la validità di tale critica. Plebe, che ha indicato tutto « ciò che non ha capito Carlo Marx», avrebbe potuto giungere tranquillamente alla conclusione che Marx non aveva affatto compreso il valore del sistema politico costituzionale. Il fatto è che Marx criticava lo stato interclassista dove la costituzione rappresenta il punto di mediazione e di garanzia delle diverse sfere che compongono lo stato stesso: nello stato da esso auspicato (che in segno uguale e contrario è poi quello che auspica Plebe) essendo il potere concentrato in un 10 BibliotecaGino Bianco
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