Nord e Sud - anno XIX - n. 153 - settembre 1972

Da Fanfani a Scelba presenti difficoltà e dovrà essere la parola d'ordine per tutti i cittadini amanti del regime di libertà e di denzocrazia e pensosi dell'avvenire della Patria ». Mario Scelba (53 anni) era stato ministro dell'Interno dal f'ebbraio '47 al luglio '53, in momenti terribili. Si era procurato la fama di repressore e di autoritario per il rigore e la severità con cui imponeva l'applicazione delle leggi dello Stato. Avvocato, laureato ad honorem nell'Università di Ottawa, era stato, nel '21, segretario particolare di Luigi Sturzo. Durante il fascismo si ritirò dalla vita politica dedicandosi, a Roma, all'attività forense. Nel '41 collabora alla ricostruzione della DC. Fondatore e direttore de « Il popolo », vice segretario nazionale del partito, inizia con Parri la carriera di ministro. Nella DC è un centrista. La sua origine è cattolico-popolare, sturziana. Collabora con De Gasperi, contribuisce a far cadere Pella, non aiuta Fanfani. Lega il suo nome alla elaborazione della legge elettorale maggioritaria. L'incarico di formare il Governo solleva un'ondata di proteste dentro e fuori la maggioranza governativa. I repubblicani si dicono profondamente sorpresi. Avevano indicato De Gasperi. Non sanno spiegarsi come si sia potuti arrivare a Scelba. Tra i socialdemocratici si hanno addirittura crisi isteriche. La sinistra del PSDI dice che il partito non deve né partecipare, né appoggiare un Governo a quattro che non sia presieduto dall'on. Granchi. Anche Saragat esprime pubblicamente il suo disappunto. « Gli impegni erano diversi », dice. Gli esponenti della sinistra Mondolfo, Faravelli e Russo si dimettono dall'Esecutivo insieme al vice segretario Matteotti e al direttore della « Giustizia » Zagari. Sul1' « Avanti! », Pietro Nenni, in un articolo di fondo, definisce l'accordo « un pateracchio programmatico» e inveisce contro De Gasperi, Saragat e, soprattutto, contro Scelba; « ministro di polizia », che ritiene di risolvere ogni problema sociale, politico o morale, con la « Celere », con quattro manganellate, un carosello e quattro fucilate. I comunisti annunciano l'ostruzionismo parlamentare. La CGIL intraprende una dura polemica con la CISL di Pastore e minaccia una vasta azione di scioperi e di agitazioni in tutto il paese. Per Covelli il quadripartito « è l'avventura più immorale per il Paese ». Attaccato aspramente, e anche sul piano personale, da destra, dal centro e da sinistra, Scelba affronta il problema della struttura del Governo. Socialdemocratici e liberali alzano il prezzo della collaborazione e fanno richieste perentorie. Il PRI decide di non entrare nel Governo, ma di appoggiarlo dall'esterno. I dirigenti repubblicani sono irritati per la impostazione data da Saragat che ha tentato di creare una alleanza « sostanziale e decisiva » . tra PSDI e DC, avvalendosi dell'ap117

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