Nord e Sud - anno XIX - n. 153 - settembre 1972

Ennanno Corsi ed accogliendo collaborazioni di altre forze politiche, anche quando disponeva della maggioranza assoluta nel Parlamento. È stata costretta ad adottare la formula monocolore, in questo inizio di coalizione. Conferma, in tale spirito di collaborazione, che ove si presentino concrete possibilità in tal senso, essa è disposta a dare vita ad un Governo sulla base di un programma di azione concordato da tutti i partecipanti, che si fondi su quei due punti di direttiva sociale che già trovarono consensi nel corso delle recenti trattative ». Per quanto riguarda la riforma elettorale, la Direzione DC, riconfermandosi disposta all'abrogazione della legge del 1953, ritiene debba « rinviarsi l'elaborazione di eventuali 111odifiche della legge del 1948, sempre sulla base del principio proporzionalistico, ad un Comitato ministeriale nel quale siano rappresentati tutti i partiti corresponsabili del Governo ». I partiti di democrazia laica (PLI, PRI, PSDI) reagiscono positivamente. Intravvedono nel documento l'invito a riprendere, su basi nuove, la collaborazione governativa. Questa impressione viene confermata dalla decisione della DC di non procedere da sola ad alcuna designazione per quanto riguarda la presidenza del Consiglio. Si procederà ad una scelta comune durante le trattative coi partiti minori. È una ulteriore garanzia che la DC offre e che favorisce indubbiamente il riavvicinamento degli ex alleati. La DC si appresta a fornire anche l'ultima garanzia: la sua compattezza interna, considerata la condizione essenziale per poter sbloccare la situazione. Ma su questa strada le difficoltà sono enormi. La scarsa coesione e le molte anime del partito di maggioranza relativa vengono messe in luce dalle elezioni per il rinnovo del Direttivo di Montecitorio. Si vota per una giornata intera su tre liste: destra (Del Bo); centro (Marazza); Iniziativa democratica (Moro). Le votazioni sono precedute da un'assemblea tumultuosa dei deputati democristiani. Gronchi (Sinistra) presenta un ordine del giorno di aperta critica alla linea di condotta seguita dalla Direzione del partito e dei Direttivi dei Gruppi parlamentari, nel corso delle recenti crisi di Pella e di Fanfani. Chiede la rottura definitiva con i monarchici. Togni (Destra) chiede invece l'apertura senza riserve al PN.M. Lo scontro è duro. Il partito rischia di spaccarsi verticalmente. Salva la situazione De Gasperi il quale riesce a imporre la linea unitaria ed a far ritirare i due ordini del giorno contrapposti. Il problema ormai, spiega in sostanza De Gasperi, non è più quello di aprire o chiudere al PNM. Le trattative per il quadripartito sono a buon punto. La DC non ha bisogno di andare alla « Canossa monarchica ». All'uscio di Covelli e di Lauro nessuno dovrà più bussare. Sono in molti, però: a rinfacciarsi di averlo fatto, e di aver fatto 114

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