Da Fanfani a Scelba fase di una crisi. Non si è ancora conzpreso che l'insegnamento del 7 giugno non può essere eluso. Adesso, o si fa un Governo di apertura sociale e di tregua, oppure si continua con un Governo che caratterizzerà come monarchica una Repubblica ». Lauro e Covelli insistono sugli abusati temi che « le continue crisi non fanno che rovinare l'economia e indebolire l'autorità dello Stato ». Contemporaneamente alle consultazioni presidenziali, hanno luogo importanti riunioni di partito. Saragat tiene sotto pressione i dirigenti della DC. I suoi interventi costituiscono delle utili provocazioni. In una nota della « Giustizia », da Jui ispirata, il segretario del PSDI chiede esplicitamente una politica di sinistra. « Bisogna che i partiti del centro democratico si rendano chiaramente conto che la socialden1ocrazia non è mai stata, e non potrà mai essere, un partito di centro. Il partito socialdemocratico è un partito di sinistra ». Viene di rincalzo Vigorelli: « Il problen1a italiano è quello che i socialdemocratici hanno impostato proponendo e conducendo le due grandi inchieste parlamentari sulla miseria e sulla disoccupazione. Noi lavoriamo per un Governo di concentrazione democratica che sappia e voglia avviare a soluzione i problemi delle classi lavoratrici e degli indigenti, senza umiliarci dinanzi all'America, ma senza inginocchiarci dinanzi alla Russia Sovietica». Alla base della serrata polemica DC-PSDI, è l'accusa di Saragat, ai dirigenti democristiani, di voler mantenere il monopolio del potere, di non voler accettare il sistema proporzionale per qualsiasi tipo di elezione, di considerare la politica quadripartita una politica di cent·ro che, in realtà, chiude solo a sinistra e apre invece alla destra monarchica. Non è certo un caso, dice in sostanza Saragat, che in ogni crisi e durante la formazione di ogni Governo, i n1onarchici si sentono dei protagonisti ed i partiti della sinistra democratica si sentono degli esclusi. Vuol dire che la DC, almeno la parte che guida il partito, considera i primi degli interlocutori, mentre minimizza l'importanza dei secondi. Eppure con i monarchici, indipendentemente dal problema istituzionale che pone una loro partecipazione attiva al Governo, non si può fare che una politica di conservazione, mentre con le forze della sinistra democratica si può dare avvio ad una rigorosa politica riformatrice. A queste provocazioni saragattiane, la DC - premuta anche dagli avvenimenti - risponde riunendo la Direzione e promuovendo un ampio dibattito chiarificatore al suo interno. È un momento molto inte- · ressante. La DC dà a Saragat una risposta chiara sui due punti della collaborazione con altre forze politiche e la riforma della legge elettorale. « La DC ha se1npre evitato - afferma 'il deliberato finale della Direzione - ogni monopolio di partito nell'opera di Governo, sollecitando 113
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==