Nord e Sud - anno XIX - n. 153 - settembre 1972

Ermanno Corsi l'augurio che io rivolgo al Paese. Il presidente della Camera, Gronchi, ha un colloquio di 31 minuti con Einaudi. « La rapidità e la razionalità della crisi, dichiara al termine, dipendono dalla chiarezza delle idee che i partiti rnaggiormente interessati hanno in. merito. Mi auguro che questa chiarezza ci sia, e ci sia anche il conseguente coraggio di affermarla ». Il presidente del Senato, Merzagora, dice ai giornalisti: « Il problema non è di scelta degli uo111.ini,111.apiuttosto di scelta di strada ». Mentre Macrelli, rappresentante del PRI e capo del Gruppo misto della Camera, si limita ad auspicare « un Governo basato su idee e fatti veramente democratici », Saragat fa dichiarazioni che suscitano vivaci polemiche. Inizia così: « Entro al Quirinale come ex presidente ed esco come Segretario del PSDI » .. Poi prosegue: « Non è possibile un ritorno alla forniula che ricalchi i vecchi schemi. Nel vecchio quadripartito le forze socialdeniocratiche venivano annullate praticamente da forze contrastanti e favorivano il permanere di una politica centrista di immobilismo sociale >}. Saragat è critico e autocritico insieme. « Noi pensiamo che il Governo debba essere imperniato su un accordo tra la socialdemocrazia e la DC ». I liberali ci restano male e si affrettano a dichiarare che un governo di coalizione si può formare esclusivamente su un piano di assoluta parità politica e con una conseguente responsabilità unitaria e collegiale. Anzi Villabruna, utilizzando la presa di posizione saragattiana, invita le Segreterie della DC, del PSDI e del PRI ad un incontro quadripartito, cioè ad iniziare un vero e proprio negoziato. Da sinistra si levano dure critiche al tentativo fatto da Fanfani ed alle posizioni assunte dalla DC. « Abbiamo pòrtato al presidente della Repubblica, afferma Togliatti, la nostra protesta per l'atto anticostituzionale con1.piuto dall'on. Fanfani presentando alla Camera un Governo la cui base avrebbe dovuto essere data dalla lotta contro una determinata ideologia invisa al partito clericale. La nostra protesta è mossa prima di tutto dalla certezza che una simile posizione condannerebbe il Paese ad una permanente scissione interna e gli aprirebbe gravi prospettive per il futuro. Circa la presente crisi, conclude il segretario del PCI, abbiamo constatato con soddisfazione che la posizione nostra, di decisa ostilità ad un Governo monocolore dc, è diventata la posizione di tutti i partiti non dc. Quindi, per pri1na cosa, nessun Governo monocolore. In secondo luogo noi chiediamo che si apra finalmente la via maestra alla costituzione di un Governo stabile, togliendo gli esclusivismi contro quei partiti dei lavoratori che siedono alla sinistra della Camera». A sua volta il sen. Enrico Molè, capo del Gruppo -senatoriale degli indipendenti di sinistra, dichiara: « È questa la quarta crisi, la quarta 112

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