Nord e Sud - anno XIX - n. 153 - settembre 1972

Enna.nno Corsi multo. Merzagora interviene con energia. G]i animi sembrano placStrsi quando i comunisti prendono a ritmare, all'indirizzo di Fanfani. « Du-ce! Du-ce! ». Da destra 1nonarchici e missini rispondono sillabando: « Stalin! Sta-lin! ». L'inizio del dibattito, alla Camera, è fiacco, contrariamente a quanto avrebbe fatto pensare la tensione suscitata dall'esposizione progra1nmatica. In realtà il Governo è virtualmente spacciato. Questa circostanza toglie interesse alla discussione. Uno dopo l'altro i partiti si pronunciano negativamente. Fanfani non ha soddisfatto per nessuno le condizioni minime per un appoggio. Si forma il cartello dei no. « Il programma, dice il monarchico Selvaggi, è troppo vasto e diluito nei vari esercizi finanziari ». Prima del dibattito alla Can1era, Fanfani e Andreotti incontrano Covelli e Caramia. Si arriva persino a prospettare l'ipotesi di un referendum istituzionale, ma senza successo. « La questione istituzionale, dirà più tardi Covelli, resta una delle istanze fondamentali del PNM, ma non è stata sino ad oggi posta, né si intende per il momento porla ». L'avversione dei n1issini è riassunta da Almirante. « La crisi Fanfani, egli dice, è salutare perché dimostra che la DC si trova di fronte ad una alternativa rigida: o rinuncia a governare in termini di partito e cerca di dar vita a formazioni del tipo di quella presieduta da Pella, o vuole ancora governare in termini di partito, ed allora deve uscire dal limbo, deve contrarre precise alleanze e chiari impegni». La DC in sostanza deve liberarsi dal « complesso della n1aggioranza ». Tra i partiti di centro il solo PRI annuncia, attraverso Macrelli, di sostenere il Ministero Fanfani pur non facendone parte. I liberali sono incerti. Il loro segretario, Villabruna, pensa che è meglio prendere un altro po' di ten1po. Poi decideranno per l'astensione. La decisione viene presa in una riunione cui partecipano 25 tra dirigenti e parlamentari liberali. Sei sono per il voto favorevole; sei per quello contrario. Tredici per !"astensione. Nel PSDI la tesi del voto contrario, patrocinata da Saragat e da Romita, prevale con dieci voti. Sei sono per il voto a favore (Simioni, Paolo Rossi, Chiaramello, Bettinotti, Treves, L'Eltore) e tre per l'astensione (Preti, Giancarlo Matteotti, Secreto). Dice Saragat: « L'orientamento politico del Governo è sbagliato. Non si può, conternporaneamente, rivolgersi a noi e alla destra. Bisogna scegliere. D'altro canto questo immobilismo del Governo, sul piano politico, si riflette sul programma sociale. Accanto ad alcuni spunti positivi nel campo dell'agricoltura, il Governo tace sul settore più. percosso dalla crisi, vale a dire il settore industriale. Il resto del programma si riduce ad una elencazione di lavori pubblici non trascurabili, ma di per sé non sufficienti a dare una soluzione ai più gravi problemi dell'economia italiana. Paragonando il programma di :f'.anfani a 108

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