La libertà « ridefinita » chiuso) di fornire una teorizzazione del concetto di libertà è certamente spiegabile, al di là della prassi politica da essa finora realizzata. Il marxismo, infatti, si è presentato come un « sistema della libertà» e ha indicato in quest'ultima la meta da raggiungere al termine di un preciso iter, il solo capace di portare ad essa. Che poi in pratica questo non sia affatto accaduto, né mostri segno di accadere, è un altro discorso; come un altro discorso sarebbe quello di indagare criticamente e seriamente, senza limitazioni propagandistiche, se ciò è successo per l'incapacità di « gestire il marxismo » da parte di chi ne aveva il compito, oppure per difetti di fondo contenuti nella dottrina stessa. Ma, a parte questo (che pure non è poco), rimane ampiamente spiegabile l'interesse che, a livello teorico, gli studiosi del marxismo hanno dimostrato per la libertà, della quale, pur fra mille contraddizioni, hanno tentato la definizione e indicato i modi per perseguirla. Molto meno spiegabile apparirebbe invece l'interesse per Ja libertà da parte fascista che, al di là di alcune proposizioni hegelianeggianti di Giovanni Gentile, non ha mai mostrato (né poteva, data la sua natura) alcun interesse verso di essa. Ma il « nuovo » fascismo vuole trascendere la sua antica eredità politica e culturale: essendo la libertà diventata l'istanza assoluta del mondo moderno, esso vuole mostrarsi capace di recepirla e di inserirla nella trama della propria ideologia. Così Armando Plebe, il Gentile in sedicesimo della situazione, scrive a furia per dare i nuovi fondamenti teorici della libertà, adeguandola ai princìpi socio-politici che ispirano la dottrina da lui entusiasticamente accettata: non è tuttavia difficile darsi a priori ragione della fine che la libertà possa fare una volta inserita in un contesto che per natura la aborre. Veniamo dunque a Plebe: questi - che i suoi nuovi amici definiscono colui che condusse negli anni cinquanta la vittoriosa battaglia contro il crocianesimo - è noto soprattutto per la sua prolificità; qualche tempo addietro il recensore di un suo libretto divulgativo sull'illuminismo rilevava argutamente, vista l'impressionante frequenza con cui sfornava nuovi libri, che Plebe scriveva con1e fosse inseguito da una muta di cani. Né oggi sembra maggiormente portato alla riflessione: escogitata la formuletta risolutiva, la ripete con impressionante frequenza. Infatti sia nel primo che nel te1..:zo numero di una nuova rivista di destrà, Intervento, (e non abbiamo nessun motivo di dubitare che si ripeterà in quelli successivi) Plebe indica con mano sicura la via attraverso la quale la crisi del nostro paese pottà essere risolta e la libertà definitivamente garantita. 9
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