Nord e Sud - anno XIX - n. 153 - settembre 1972

Ermanno Corsi della Cisl, aveva aperto tra i lavoratori questo dibattito. Sa ragat spingeva con decisione, dopo il 7 giugno '53, verso l'apertura a s inistra che, se per Gronchi poteva fermarsi all'incontro DC-PSDI, per lui doveva significare acquisizione del PSI all'area democratica. La posizione di Saragat viene sostenuta da un commento della « Giustizia ». « Pella cade male - scrive l'organo socialdemocratico .-. L'uomo del Govern.o transitorio aveva tentato la carta, con du bbia furberia, di ancorare insensibilmente a destra il suo Ministero, qualificandolo politicamente con sorrisi a tutti e con particolari strette di mano ai monarchici ed alla Confindustria. Il gioco non è riuscito, ed egli è stato costretto a dimettersi per un esplicito voto di sfiducia del s uo stesso partito. Cade male, per non aver capito che l'Italia del 7 giugno è un.'ltalia che ha votato a sinistra ». Ancora più critici, verso Pella e verso e verso gli 'arretrati equilibri' voluti dalla DC, sono socialisti e comunisti. Nenni c hiede « una maggioranza di progresso sociale e di pace ». « Valida e attuale, afferma, rimane soltanto l'apertura a sinistra come premessa ed avviamento ad una vera e propria alternativa socialista. L'apertura a sinistra esige un preciso programma di democratizzazione dello Stato, di inizia tiva e di riforma sociale, di adeguamento della politica estera alle prosp ettive di distensione internazionale che il partito socialista indica da anni e che costituiscono oggi il fondamento del riavvicinamento tra l'ove st e l'est che nessun Paese del mondo è più del nostro interessato a favorire e sostenere ». Il segretario del PCI, Togliatti, esprime « sorpresa e disapprovazione » per il modo come la crisi si è aperta, al di fuori di qualsiasi dibattito parlamentare. Né la Camera, né il Senato, infatti, sono stati chiamati a pronunciarsi in modo impegnativo su alcun e questioni di rilievo per l'azione del Governo. « Non sono normali - dice il segretario comunista - le dimissioni date dopo che un intricato e confuso dibattito, relativo a indirizzi di Governo, a programmi e a uomini, si è svolto, all'infuori del Parlamento, unicamente nel seno della oligarchia dirigente del partito democristiano. Questo modo di trattare l e più importanti questioni politiche del Paese è contrario alla normalità di funzionamento del regime parlamentare, abbassa il tono e il livello della vita politica, riducendola all'intrigo, sottraendola al controllo continuo della pubblica opinione». Il PCI chiede il rinvio del Governo Pella davanti al Parlamento per un pubblico dibattito necessario a orientare non solo i partiti, ma tutte le autorità dello Stato, circa la co mposizione di un nuovo Governo ed i suoi indirizzi programmatici. La crisi del Paese, dice ancora il segretario del PCI, è crisi politica e crisi di mancato sviluppo. È necessario, quindi « un programma avanzato di riforme econo100 BibliotecaGino Bianco

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