Nord e Sud - anno XIX - n. 153 - settembre 1972

Da Fanfani a Scelba esempio, che con Aldisio ministro dell'Agricoltura si sarebbe indebolita la posizione dell'on. Bonomi, presidente della Federcorsorzi e fervido sostenitore della corrente di ' Iniziativa democratica'. Comunque, dopo sette ore di dibattito, viene approvato questo ordine del giorno, a firma Moro e Ceschi: « Nel settore dell'Agricoltura la politica della DC non deve essere mutata, ma deve essere, anzi, proseguita con gli stessi criteri adottati finora dal partito ». È chiaro che il rimpasto non può più passare. In alcuni ambienti (Destra e Confindustria) si fanno pressioni su Pella perché non accetti il « veto » della DC, sfidi il partito di maggioranza relativa, si presenti in Parlamento col nuovo Governo. È un momento di grave imbarazzo. In Pella prevale tuttavia il buon senso. Una cosa è il Governo, un'altra l'avventura parlamentare. L'ordine del giorno dei Gruppi democristiani viene illustrato a Pella, al Viminale, da Moro e da Ceschi, alle ore 18 del 5 gennaio. Alle 19 e 30 Pella convoca il Consiglio dei Ministri. È una formalità. Le seduta dura appena dieci minuti. Alle 20 il presidente del Consiglio porta al Quirinale le dimissioni del Gabinetto. Subito dopo l'Epifania, Einaudi ricomincia le consultazioni: De Nicola (ex presidente della Repubblica), Merzagora (presidente del Senato), Gronchi (presidente della Camera), Saragat e Terracini (ex presidenti della Costituente). La situazione politica è oggettivamente difficile. I punti di riferimento sicuri sono scarsi. Si avverte, genericamente, che qualcosa sta per mutare, ma non si trova il coraggio di imprimere un reale corso nuovo alle vicende politiche. I mutamenti del quadro politico (rapporti, alleanze, intese nei partiti e tra i partiti) avvengono con lentezza esasperante. Molte delle personalità ricevute dal Capo dello Stato evitano addirittura di fare dichiarazioni: « Chi ha avuto l'onore di essere ricevuto dal Capo dello Stato per consultazione - dice ad esempio De Nicola - ha il dovere di non riferire né ciò che ha detto, né ciò che ha ascoltato ». Parla invece Saragat. « Ho suggerito - dice - la personalità politica che, a mio avviso, sarebbe più idonea a guidare un Governo. La personalità da me indicata è l'attuale presidente della Camera Granchi. Granchi - precisa Saragat - ha dato la sua adesione alle proposte da me formulate nei giorni scorsi e si è dichiarato d'accordo con l'on. Pastore, le cui dichiarazioni sono vera1nente importanti ». Da tempo - sia · pure da posizioni diverse - Gronchi, Pastore e Saragat andavano sostenendo la necessità di un Governo disancorato dai vecchi schemi e socialmente più aperto. Gronchi aveva calato nel dibattito interno del suo partito le critiche alla politica degasperiana caratterizzata - diceva - da immobilismo sul piano delle riforme. Pastore, segretario 99

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