Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Sandro Pel riccione continuità l'in1pegno riformistico del centro-sinistra; ad esso si può però ricordare che, quando nei momenti più drammatici della grande crisi gli uo111.iniattorno a Roosevelt dovettero decidere la moratoria della legge anti-trust Sherman, agirono con degli obiettivi politici ben precisi, non facendo mistero dei costi che una simile scelta co,nportava, ma con la convinzione che la ripresa della produzione ed il pane per milioni di Americani fosse una causa abbastanza nobile per sacrificare ad essa 11. continuità della battaglia antimonopolistica della tradizione progressiva e democratica degli Stati Uniti. 3. Etilene o benessere? - Veniamo quindi al discorso a cui si è accennato preliminarmente. Quale prin10 « Programma di promozione», il « Piano chimico », che certamente è docun1ento di grande interesse perché fornisce per la prima volta in Italia un quadro completo ed approfondito della chinzica dei derivati del petrolio, dovrebbe anche chiarire come esso si colleghi alle finalità generali della programmazione. Cioè: una volta definiti gli obiettivi della politica economica italiana in un certo arco di ten1po ed i legami tra di essi, il piano chimico dovrebbe permettere di valutare in quale misura può concorrere al loro raggiungin1ento. È proprio la ponderazione degli obiettivi e la valutazione del contributo che ad essi è in grado di dare ciascuna azione programmatica - nella fattispecie un « progrmnma di pro1nozione » - che differenzia la « programnzazione den1ocratica » da quella pi~nificatrice settoriale alla quale la prima intendeva contrapporsi fin dall'inizio degli anni '60. E se è vero che la non esatta percezione della differenza tra le finalità e gli strumenti da ilnpiegarsi fin dai prim.i anni ha viziato la programmazione italiana, come giustamente ha n1esso in luce alcuni mesi fa su « Critica sociale » Leo I raci, nel caso del piano chimico tale con.trasto risulta estremamente esplicito e, appunto, « paradigmatico ». Il documento che passa col no111edi « Progetto '80 » è stato da varie parti criticato sia per quanto concerne la prevista struttura dell'occu, pazione (e dei tassi di attività) sia per gli obiettivi scarsamente « meridionalistici», in quanto si ipotizza al 1980 una situazione in cui il divario tra regioni settentrionali e meridionali sarà ben lungi dall'essere superato, il che vuol dire accettare una consistente en1igrazione dalle regioni meridionali. Bisogna tuttavia riconoscere che il Progetto '80 conteneva alcune importanti affermazioni di principio tra le quali quella che la distribuzione tra Nord e Sud della domanda di lavoro andava profonda,nente n1utata e che tutte le 1nisure di politica economica avrebbero 58

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