Un'industria e un quartiere alla periferia di Napoli rombo dei motori si attenuò, poi il silenzio ... Ci guardammo 1n viso, nessuno aveva il coraggio di parlare ... ». Il cantiere fu colpito a fondo, ma i danni subìti, anche se gravi, non avrebbero impedito di continuare la produzione su scala ridotta. Lo stabilimento era presidiato dai tedeschi: « Non vi furono atti di rappresaglia », dice un impiegato. Le materie prime erano scarse, gli impianti inefficienti per il cinquanta per cento, e la produzione avveniva senza programmi né alcuna regolarità. Gli ultimi giorni del settembre '43 rappresentano la soluzione finale dell'Ilva del periodo bellico. Il con1ando tedesco ordinò lo sgombero della fabbrica e della fascia costiera per una profondità di trecento metri, e i pochi operai rimasti (duecento) abbandonarono il posto di lavoro e varcarono i cancelli sotto la minaccia dei mitra. « Quando già le truppe stavano lasciando precipitosamente Napoli, giunsero a Bagnoli sei camion carichi di esplosivi». Le squadre di distruzione - seguiamo il racconto di un testimone - erano accompagnate da pochi operai che si erano sempre mostrati accondiscendenti verso i tedeschi e che conoscevano a perfezione lo stabilimento. « Indicarono ai militari i punti più delicati degli impianti dove dovevano essere installate le mine ... Teste di siluro furono poste negli accoppiamenti degli alternatori ... Saltò in aria la torre dell'acqua per il raffreddamento a caduta degli altiforni (era il simbolo dell'Ilva, aveva quaranta anni di vita) ... Furono distrutti i treni laminatoi, la sottostazione elettrica di comando, la centrale termica, i servizi in generale ... Danni incalcolabili riportarono gli altiforni ... ». L'Ilva non esi•steva più, le poche apparecchiature che i tedeschi non ebbero la possibilità di minare (i sei camion di -esplosivi non furono sufficienti a raderla completamente al suolo) furono portate via e abbandonate, in parte, nelle campagne di Marana, Qualiano, Minturno. Bagnoli è espressione di desolazione e di morte: strade squassate, binari divelti: « Era già in atto da qualche ora l'insurrezione popolare cui parteciparono operai dell'Ilva che vivevano nella zona di Santa Lucia e del porto; l'ultima pattuglia di soldati che ancora era a Bagnoli falciò con una raffica di mitra un ragazzo che s'era accostato alla caserma 'Costanzo Ciano', per prendere due pezzi di carbone ... Poteva avere dieci-dodici anni ». Poi, l'arrivo degli alleati, la fine dell'oocupazione, della fame, degli incubi notturni di udire i tedeschi battere all'uscio di casa per portar via, al No~d, gli uomini ancora validi. E l'esplosione di tripudio della popolazione che si sente rinascere, che torna a sperare, a credere in un avvenire migliore. Due o tre reparti dell'Ilva, i cui danni poterono essere riparati con i mezzi di fortuna forniti dagli. alleati, furono riattivati e le lavorazioni 253
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