Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Ernesto Mazzetti e Fabio Felicetti dello stabilimento. Il 1919 si chiude con un bilancio fallimentare per l'azienda: mancano carbone e materie prime, tanto che vengono fermati gli altiforni e i forni a coke. L'attività continua solamente nei reparti acciaieria e laminatoio, e in un secondo momento, per la insufficienza nei rifornimenti di combustibile, resta in funzione un solo forno Martin. Per la prima volta nella storia della fabbrica la direzione adotta il drastico provvedimento di ridurre alla metà l'organico effettivo. Duemila operai non hanno più lavoro, mentre la Fiom non reagisce immediatamente, sia per la situazione generale del settore, sia per il fatto che ai milleottocento dipendenti in servizio la Società avrebbe concesso un aumento salariale del quindici per cento. Il 15 febbraio del '20 la direzione dell'Uva annuncia che entro sette giorni la fabbrica si sarebbe chiusa, mentre vengono resi noti i nomi dei primi licenziati. Bordiga per H Partito socialista, Misiano per la Camera del lavoro, Buozzi e Ricciotti tentano di avviare trattative con gli organi centrali dell'azienda a Roma, ma con risultati assai modesti. Buozzi dichiara apertamente che l'Ilva aveva guadagnato trecento milioni durante gli anni della guerra e che la situazione attuale era in gran parte deter~ minata dalla cattiva impostazione della politica di rifornimento di carbone, aggravata dalle discriminazioni regionalistiche della Società che « al Nord assumeva a ritmo intenso ». La notizia che lo stabilimento avrebbe chiuso venne accolta con sbigottita rassegnazione dalle maestranze. Così scrive un cronista: « Questa mattina ad ora insolita, prolungati fischi di sirena richiamarono l'attenzione degli abitanti di Bagnoli, che meravigliati accorsero verso gli ingressi del cantiere, credendo che fosse accaduto qualche sinistro ... Vedendo che a frotte gli operai uscivano dallo stabilimento ... intorno a costoro si strinse subito la calca di popolo, giacché sono proprio i villaggi di Bagnoli e Fuorigrotta quelli che vivono quasi esclusivamente con le paghe del cantiere ». Si inizia uno sciopero ad oltranza; in un'atmosfera di esasperazione si susseguono comizi, incontri, si verificano incidenti tra scioperanti e forza pubblica. Il 21 febbraio, per impedire agli impiegati di varcare i cancelli dello stabilimento, gli scioperanti lanciano tre bombe a mano che provocano un ferimento; due settimane dopo, in Galleria, la Guardia Regia reagisce sparando a una fitta sassaiola. A Bagnoli viene scagliata un'altra bomba contro le forze dell'ordine mentre la cavalleria carica gli operai che sono adunati accanto alla fabbrica: il clima è rovente, gli animi esaltati, gli operai disposti a tutto. Sulla spiaggia di Coroglio, vicino alla ,sede della federazione degli scioperanti dell'Uva, una pattuglia di guardie in ricognizione trova un sacchetto di esplosivi sotto la 244

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