Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Elio Manzi del Piano Camoano, da nord-est a sud-ovest, traripando ad ogni pioggia .... cospicua e riversandosi in una grande palude costiera, formata dalle sue stesse acque, che non potevano conveniente1nerite sfociare in mare, ostacolate co1n'erano dai cordoni <lunali litoranei. Ma, se don Pedro de Toledo aveva per pri1no intravisto una necessità d'intervento, fu solo nel 1592 che la rettifica del Clanio ebbe effettivamente inizio assie1ne ad un timido tentativo di bonifica; e fu compiuta nel 1616, grazie al progetto di Do1nenico Fontana, cui pure fu affidata la direzione dei lavori 5 • La manutenzione dei Regi Lagni (appunto i canali in cui era stato inalveato il Clanio ), rivelatasi ben presto dispendiosa per la facilita con cui gli alvei s'interrivano e per il grande numero di vegetali che vi nasceva nella buona stagione, venne affidata ad una « Giunta dei Regi Lagni». Ma nei decenni successivi, per l'opposizione del ceto baronale, cui poco o punto interessava qualsiasi 1nigliorìa delle campagne, in ispecie se comportasse oneri finanziari, con1e anche per il disinteresse del governo vicereale 6 , i Regi Lagni finirono per interrirsi in molti punti e gli argini per rovinare qua e là. Soltanto nella seconda metà del '700 la manutenzione divenne più regolare e perdurò con una certa larghezza di mezzi durante il do1ninio s Si veda G. SAVARESE, Introduzione ad Annali delle bonificazioni che si vanno operando nel Regno delle Due Sicilie. Napoli, Stamperia Del Vaglio, 1858, voi. I pp. 944; in part. pp. 9-10. Il toponimo Lagno è una palese còrruzione di Clanio, appunto il fiume arginato; i Lagni furono detti Regi, poiché voluti dai viceré spagnoli, il Conte Olivares prima e quindi, all'epoca del Fontana, il Conte de Lemos. Per estensione, lagno fu ed è chiamato, nel Napoletano, ogni canale di bonifica. Il Fontana « raccolse in canali artificiali le diverse sorgenti del fiume; e seguendo la naturale pendenza della cainpagna ne condusse le acque a sboccare nel marie presso Patria» (G. SAVARESE, oµ. cit., p. 9): intravide cioè per la prima volta la necessità di aprire al Clamo uno sbocco diretto al mare, attraverso le dune costiere. L'importanza cli questi lavori, ricordati in un panegirico del Viceré Conte de Lemos scritto da Garda Barnonuevo, Marchese di Cusano, nel 1616, se fu certo esagerata dai contemporanei, nondimeno, a mio avviso, non fu « assai modesta», come il Ciasca (op. cit., p. 44) ritiene; di tale parere non è infatti il Savarese, dal quale lo stesso Ciasca mutua ]a sua trattazione suH'argomento, talora letteralmente (come a p. 44, nota 1). E Giacomo Savarese, capo della « Direzione Generale di Ponti e Strade » del governo na:poletano, di bonifiche se ne intendeva, così come il suo predecessore Carlo Afan De Rivera. Si veda anche A. M,UURI, Del bonificamento delle paludi di Napoli, alle pp. 45-102 dei citati Annali delle bonificazioni; fondamentale è pure la consultazione di un'altra opera di G. SAVARESE,cioè: Bonificamento del bacino inferiore del Volturno, ossia Esposizione dei prov_vedimenti legislativi adottati dal Real Governo e delle opere d'Arte eseguite pel bomficamento delle maremme, dal Capo Mondragone al Promontorio Miseno. Napoli, Stamperia Reale, 1856, in part. alle pp. 5-12. 6 B. CROCE, Storia del Regno di Napoli. Bari, Laterza 1966 parte III passim; L. CASSESE, cit., pp. 81-83. ' ' ' 218

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