Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Ugo Leone impellente urgenza perché non diventino impossibili nel giro di qualche anno. A questo punto il problema è quello di individuare le risorse che è possibile sfruttare e le zone nelle quali tale sfruttamento può avvenire nel modo più conveniente e redditizio. L'una e l'altra ricerca vanno fatte con estremo realis•mo e, quindi, senza alimentare illusori sogni di « piccole Svizzere» per quanto riguarda le zone montane con possibilità di sviluppo turistico, o di industrializzazione massiccia. Ciò significa anche che, una volta individuate nella regione zone povere, di abbandono e di esodo, e, quindi, zone di sicuro ulteriore impoverimento, non bisogna illudersi di rovesciare una situazione obiettivamente di difficile recupero, cercando di combattere un ambiente ostile nel breve periodo. Queste zone, che vengono genericamente chiamate di « sistemazione », vanno appunto « sistemate ». Una operazione che richiede tempi lunghi e che, intanto che si realizza, non consente di vivere a coloro che ancora vi abitano, né tanto meno di frenarne l'esodo. Dunque è abbastanza realistico prevedere che il movimento migratorio continui. L'obiettivo, pertanto, deve essere quello di « fermare » a valle, nell'ambito regionale, questi movimenti di popolazione, tendenzialmente diretti al di fuori della regione. E ciò allo scopo di « salvare » quel minimo di potenziale demografico che poco prima consideravan10 indispensabile per intraprendere un concreto discorso economico e urbanistico. Non solo; ma anche per impedire che, nel giro dì qualche anno, il Molise si trasformi in una sorta di « parco naturale »: una specie di « riserva » nella quale al posto dei pellerossa vi sarebbero i residui abitanti molisani. Evidentemente per frenare le correnti migratorie occorre edificare nel più breve tempo una solida « diga » con interventi, specie nell'agricoltura e nell'industra, tali da costituire per i n1olisani una valida alternativa a sistemazioni extra-regionali. 2. Il Molise è l'unica regione del Mezzogiorno a non avere neppure un comune con oltre 50.000 abitanti. Basta questa considerazione - si dice nel citato studio della SVIMEZ - « per comprendere come nel caso del Molise il concetto di regione amministrativa sia profondamente diverso dal concetto di regione economica, né è pensabile che per il Molise ci si possano porre obiettivi di autonomia funzionale del territorio rispetto alle grandi aree urbane delle regioni contermini ». La realizzazione, cioè, di un « processo di concentrazione » del tipo di quello registrato negli ultimi anni nelle vicine aree di Chieti-Pescara e di Foggia, è assolutamente illusoria. La ventesima regione d'Italia con206

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