Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Una ristrutturazione lunga un secolo dell'industria italiana. Ma se è vero che, dopo l'alimentazione, le lavorazioni tessili sono strettamente connesse ad ogni tappa ed ad ogni forma della vita degli uomini e se è vero, inoltre, che nella storia umana la filatura e la tintura rudimentale apparirono contemporaneamente alla lavorazione della pietra 3, è anche vero che soltanto dopo molti secoli si può parlare di industria tessile e di industrializzazione. Quando, cioè, il « decollo » si accompagna, « come in Inghilterra, in Francia o, più tardi, in Germania, in Italia, negli Stati Uniti, dappertutto insomma, ad un'evidente moltiplicazione delle iniziative del settore più avanzato (cioè meccanizzato) ... produce inevitabilmente un effetto di forza, attraverso il quale lo sviluppo iniziale e brusco, ' rivoluzionario ', d'un settore (tessile, più particolarmente l'industria del cotone) trascina nella sua scia altri settori (costruzioni meccaniche, per approntare le macchine del settore tessile, e l'industria chimica dei coloranti, ecc.) » 4 • Non vi è. dubbio che da tale punto di vista, nel nostro paese, l'industria tessile in senso moderno si afferma e si sviluppa con il protezionismo del 1878 e con la possibilità, nelle valli alpine, di sfruttare l'abbondante massa di acqua per produrre energia elettrica. E son·o · soprattutto cotonifici e lanifici, mentre decade l'industria serica, i quali si avvantaggiano del protezionis1no e della crisi agraria degli ultimi anni del secolo scorso. Quindi la rivoluzione industriale dell'età giolittiana e la prima guerra mondiale consolidano soprattutto l'industria cotoniera che, dopo aver conquistato tutto il mercato interno, inizia, sia pure attraverso una politica di alti prezzi all'interno e di prezzi bassi all'estero, ad esportare sui diversi mercati mondiali. Infine, il fascismo e l'autarchia stabilizzano la situazione geografica e produttiva dell'industria tessile italiana, mentre fanno il loro ingresso nel mercato le fibre tessili artificiali. Al primo censimento industriale dopo la seconda guerra mondiale, quello del 1951, era quindi l'industria cotoniera che faceva la parte del leone nella nostra industria tessile. « Come numero di maestranze, 265.332 unità, essa superava alla data del censimento gli altri rami tessili; corrispondendo i suoi addetti a circa il 40% del totale, mentre disponeva di 5,6 milioni di fusi di filatura e di 142.000 telai». Bisogna tener presente, infatti, che la ripresa dell'industria tessile fu possibile perché quest'industria aveva lavorato a pieno ritn10 fino agli ultimi giorni di guerra; e fu quasi immediata, grazie agli aiuti a~ericani. « Come distribuzione geografica dell'industria risultavano più sparse, seppure concentrate nel3 Sul ruolo e nella funzione dell'industria tess_ile si veda: ANDRÉ ALLIX e ANDRÉ GILERT, Géographie des texiles, Parigi 1956. 4 JEAN-FRANçors BERGER, L'industrializzazione in un paese senza materie prime: il caso della Svizzera (1800-1850), in « Rassegna Economica», n. 5, 1971. 141

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