Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Marinella Balestrieri Terrasi del quale il Governo si farà portatore davanti al Parlamento. Ai fini della elaborazione del documento preliminare si utilizzeranno tutti i dati disponibili sull'attività e i programmi delle Amministrazioni, degli Enti pubblici, delle Regioni e dei privati. È previsto, inoltre, che il confronto con gli indirizzi e le scelte politiche delle Regioni con riferimento ai contenuti del documento avvenga in seno alla Commissione Interregionale di cui alla legge 27 febbraio 1967, n. 48. In tale confronto « le Regioni compaiono, innazitutto, come enti di governo, che hanno la responsabilità di raccogliere gli orientamenti degli enti locali e di tradurli in proposte di azioni programmatiche, aventi impegnatività politica e capaci quindi di convalidare quelle del documento o di contrapporsi ad esse ». Esaurita la fase di consultazioni, il Governo approva il Progetto di Programma Economico Nazionale da sottoporre al Parlamento. Spetta a questo verificare le scelte proposte, modificarle risolvendo i contrasti eventualmente rimasti nella fase precedente tra Governo, Regioni e Sindacati e sanzionarle, infine, impegnando su di esse la collettività nazionale. C'è da chiedersi se quello delineato sia un modo corretto di porre il problema della partecipazione delle Regioni al processo di programmazione. A nostro avviso, il ruolo che emerge per le Regioni è soprattutto quello di fare proposte, esprimere pareri in sede di Commissione Interregionale, senza che venga loro offerta alcuna reale possibilità di contrattazione. Questo stesso ruolo viene ulteriormente diminuito dal fatto che il rapporto tra Stato e Regioni non_ viene a svilupparsi sui contenuti del piano nazionale e dei piani regionali, ma soltanto sui contenuti di un piano nazionaìe che non affronta il problema dell'articolazione regionale. A questo riguardo il vecchio disegno di legge sulle procedure della pianificazione era stato più esauriente. Esso prevedeva, infatti, che dopo l'approvazione del documento programmatico preliminare si sarebbero forniti dal centro le indicazioni e i criteri per l'articolazione regionale del piano, previa consultazione della Commissione Interregionale. Quindi, si leggeva testualinente, « avvalendosi di tali indicazioni e criteri, ciascuna Regione fonnula uno schema di sviluppo economico per il proprio territorio, corredato da osservazioni e proposte relative alla defi~itiva formulazione del programma economico nazionale e alla sua articolazione regionale. Dei predetti schemt si avvalgono il Comitato Interministeriale per la programmazione econon1ica e il Ministro per il bilancio e la programmazione ai fini dell'elaborazione del programma nazionale e della sua articolazione regionale ». 120

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