Marinella Balestrieri Terrasi taneamente. I vantaggi di tale decomposizione sono diversi. Vi è un vantaggio computazionale, poiché la soluzione di problemi di dimensione inferiore è più facile della soluzione di un problema più largo. Vi sono vantaggi organizzativi, poiché nelle diverse fasi si possono consultare fonti di informazione ed esperti diversi. E infine vi un vantaggio di natura didattica, poiché è più facile per l'organizzazione del piano rendersi conto del funzionamento del n1odello adottato se esso risulta da una co1nposizione submodelli 2 • In altri tennini, alla decisione finale sulle variabili rilevanti della pianificazione si perviene scomponendo il processo decisionale in una serie di reazioni a catena. Lo Stato effettua alcune scelte di base e le comunica alle Regioni; queste le recepiscono e sviluppano intorno ad esse il proprio processo di pianificazione, comunicando a loro voi ta allo Stato le conclusioni a cui pervengono, conclusioni che possono anche contraddire quanto era stato originariamente indicato dallo Stato. Occorre, allora, che lo Stato riveda le proprie scelte, e cosi via, finché si perviene alla soluzione del problema, al momento in cui scelte statali e regionali coincidono perfettamente. Affinché il metodo riesca ad operare non basta, evidentemente, stabilire un dialogo tra Stato e Regioni, ma occorre individuare in termini precisi le variabili e le relazioni coinvolte nel processo e stabilire un meccanismo che consenta il confronto tra piano nazionale e piani regionali. Qualunque sia il metodo di pianificazione regionale adottato, vi è alla base un carattere comune: la convinzione che i problemi regionali possano essere risolti solo esaminando in funzione di un elemento unificatore, la Regione appunto, i loro diversi aspetti. La semplice impostazione settoriale di problemi rilevanti per le Regioni, come l'emigrazione, il sottosviluppo, la disoccupazione e così via, non consente di tenere conto delle loro interazioni a livello territoriale, con la conseguenza di dare luogo a soluzioni inadeguate che non modificano sostanzialmente il funzionamento del sistema economico regionale. Ciascun metodo di pianificazione regionale andrebbe, dunque, valutato in relazione alla sua capacità di portare a soluzione i problemi regionali nel particolare sistema economico e sociale in cui si opera. Il Programn1a Economico Nazionale 1971-1975 . L'esame del Programma Economico 1971-1975 che ci proponiamo di fare mira soprattutto a chiarire se esso risponde ad una particolare visi0ne dell'ordinamento regionale tra quelle illustrate. e se sottintende 2 Cfr. TINBERGEN, WAARDENBURG, The element of space in development planning, North Holland, 1969. 118
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