Nord e Sud - anno XIX - n. 150 - giugno 1972

La violenza fascista nelle scuole E questo atteggiamento non è stato avallato, forise favorito, da coloro che oggi si scandalizzano per le dichiarazioni fiorentine di un imputato di strage (sia pur coperto dall'immunità parlamentare) con cui peraltro hanno « signorilmente» dialogato alla televisione, durante la campagna elettorale, tutti o quasi tutti i suoi avversari? Oltre all'ordine dei giornalisti ci saranno altri organismi che contano tra i loro membri il segretario. del MSI, capaci di trovare nel loro seno qualcuno che di quel signore chieda l'espulsione per indegnità? In tutte lettere, sarà in grado il Parlamento, in questo ed in altri casi, di revocare l'imn1unità parlamentare ad alcuni suoi membri? Se lo facesse, esso darebbe almeno la dimostrazione di una sufficiente indipendenza di fronte a qualsiasi forma di ricatto politico (o comunque di potere) e di grande lealtà costituzionale. La violenza nelle scuole, si dice spesso, non è solo di marca fascista. È certo che sono apparse manifestazioni di intemperanza e di reazione anche grave, in qualche caso, negli stessi settori più marcatamente antifascisti. I due fenomeni non sono comunque commisurabili né quantitativamente né qualitativamente, quando essi vengono esaminati con una conoscenza abbastanza approfondita della realtà, non limitandosi cioè al puro rilievo delle notizie portate a conoscenza del pubblico dai grandi canali di informazione, che si sono dimostrati in molti casi scarsamente informati e forse anche insufficientemente disponibili a confrontare e valutare le notizie che ad essi pervengono dalle fonti tradizionalmente utilizzate dai cronisti. Si può comunque affermare che, nelle scuole, la violenza « fascista», non esiste, o quasi, se per violenza intendiamo azioni di sangue, pestaggi, aggressioni, provocazioni con apologia palese del « regime » e del razzismo, ma questo soltanto perché dentro la scuola i gruppi di destra sono praticamente inesistenti o ridotti ad una tale minoranza da non avere certo il « coraggio » non dico di imporre ma nemmeno di proporre la « salvezza» proclamata dall'impudicizia dei manifesti elettorali missini. Dentro alle scuole c'è un altro tipo di violenza: quella dell'irmnobilismo professorale, che non cambia i programmi, né la disponibilità degli insegnanti verso un nuovo rapporto scuola-società, e burocratico, che mantiene gli ordinamenti fascisti. C'è tingiustizia della incapacità a fornire lo studio del tempo pieno che _renda meno difficile il consè-- guimento di risultati accettabili agli alunni provenienti da famiglie culturalmente meno favorite. C'è la violenza dell'autorità conservata con l'autoritar1srno, in mancanza di autorevolezza (nel più importante Liceo di Roma 1'80% degli insegnanti -. ha dichiarato il Preside - ha più di 93

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