Nord e Sud - anno XIX - n. 150 - giugno 1972

GIORNALE A PIU' VOCI Durkheim e la sociologia Non v'è dubbio che l'interesse sempre crescente per gli studi sociologici rappresenti uno dei tratti più significativi della cultura contemporanea; a tal punto che la scienza sociale esercita oggi, addirittura, una funzione di rilievo nella stessa programmazione della vita collettiva. Nondimeno, è visibile in essa una oscillazione tra la estrema concretezza delle r.icerche particolari e l'aspirazione universalizzante propria delle discipline filosofiche in genere. L'equilibrio instabile nel quale la sociologia vive e si afferma, nel duplice rischio di una dissoluzione « filosofica» od « empirica», richiede così una chiarificazione teoretica iniziale che ne fondi i criteri direttivi e l'oggetto specifico. A tale scopo risulta di non poca utilità la lettura - o rilettura - di un classico della storia della sociologia, Les règles de la méthode sociologique (1895) di Emile Durkheim, che ci viene riproposto nella più recente versione italiana col titolo di Breviario di Sociologia (Newton-Con1pton Italiana, Roma, 1971). Prescindendo dalla « esigenza di fondare moralmente un sistema politico sociale [ ...e] l'esistenza e la validità oggettiva dei valori morali» che - come osserva Sabino S. Acquaviva nell'Introduzione al volume - costituisce l'assunto di fondo del discorso sociologico del Durkheim, meglio sviluppato in altre opere, ci limiteremo qui a prendere in esame la definizione che l'illustre studioso ha proposto del « fatto sociale » ed alcuni dei problemi ad esso relativi. La sociologia - pensa Durkheim - non ha ancora imboccato il sicuro cammino della scienza, a causa del persistere in essa del punto di vista antropocentrico, ed è necessario che al più presto vi si operi il passaggio « dallo stadio soggettivo che finora non ha superato, alla fase obbiettiva». A tal uopo questa disciplina deve modellarsi sul tipo delle scienze già costituite, come la chimica o la fisica, per esempio, sganciandosi in maniera definitiva dal suo ambiguo rapporto con la psicologia. Infatti, fino a che la sociologia non si sarà costituito un suo proprio oggetto reale - che non sia una pura idea o comunque un prodotto soggettivo -, « non soltanto si rimane nell'ideologia, ma si dà come oggetto alla sociologia un concetto che nulla ha di veramente sociologico ». ,Non scienza di idee, ma di fatti, sperimentale, concreta e non vagamente astratta e, soprattutto, scienza autonoma e non eteronoma. In tal modo, la sociologia si avvarrà del principio basilare di cui tutte le discipline rigorose fanno uso, la relazione di casualità, della quale « non vi sono che i filosofi che mai abbiano messo in dubbio l'intelligibilità». 78

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