Nord e Sud - anno XIX - n. 150 - giugno 1972

Cronache meridionaliste oligopolistica - non è utile allo sviluppo economico generale, anche quando « scompiglia le basi del calcolo economico » delle imprese già operanti? Che importanza ha, sotto questo aspetto, il fatto che le azioni siano controllate dallo Stato invece che da privati? I fondi di dotazione sono certo un importante elemento di manovra; ma dal punto di vista dell'onere per la collettività, le società per azioni controllate dai privati non hanno anch'esse i più diversi contributi, in conto capitale e in conto esercizio, quando investono nel Sud? Infine: se le imprese a partecipazione statale servono a pron1.uovere e ad accelerare lo sviluppo economico, anche quando vanno oltre i confini nei quali vorrebbe chiuderle Carli, non è questo che vera111ente importa? Urge un'azione governativa - io spero, con l'aiuto e la piena collaborazione di Carli - per studiare un program111a di interventi nel settore dell'industria manifatturiera oltre che dei servizi. Il campo di intervento deve riguardare specialmente i settori manifatturieri ad alto sviluppo di occupazione e a tecnologia intermedia ed avanzata, come quelli considerati nel programn1a 1971-75 e dalle indagini di certi istituti di ricerca, co111el'ISRIL. In presenza della elevata e1nigrazione in notevole 1nisura di tipo patologico; in presenza dell'elevata disoccupazione e dell'elevatiss'ima occupazione precaria, a carattere strutturale; in breve, in presenza di un enorn1.e serbatoio di lavoro (agevolmente qualificabile, come l'esperienza del Nord, e quelle estere, oltre che quelle locali, insegnano), la classe politica darebbe prova di una totale cecità e incapacità se non si impegnasse subito, e a fondo, in un tale programn1.a. Nel passato lo ha fatto in misura troppo limitata, per l'esislenza di nu1nerosi tabù. Ma se errare è umano, perseverare è diabolico. Se, in un tale programma, verranno proposte formule di partecipazione fra imprese pubbliche e imprese private - italiane e straniere, specialmente europee, con le possibilità, finora assai poco sfruttate, offerte dal MEC - tanto meglio. Certo, un tale progra1nn1.a non potrebbe essere avviato immediatamente. Per il futuro in1n1ediato, occorre compiere un nuovo sforzo per accelerare gli investimenti pubblici e l'edilizia. Si tratta di studiare, spregiudicatamente, nuove formule organizzative, che consentano anche di affrontare le difficoltà addizionali create dal decentramento di competenze dello Stato alle Regioni. Per le case di abitazione, come provvedi-. mento di emergenza, converrebbe studiare. un programma rapidan1.ente attuabile di edilizia convenzionata. Si tratta di suggerimenti che possono ricavarsi dalla diagnosi di Carli. La quale, contrariamente a quanto è stato detto, in verità non sembra né dimessa né rassegnata. PAOLOSYLOS LABINI 39

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